Tre figli con tre dipendenti diverse in 10 mesi, l'imprenditore: «Farò il test del dna»

L'uomo citato dalla prima compagna, sta per diventare nuovamente padre. Sulla terza donna messa incinta replica: "Solo illazioni"

Tre figli con tre dipendenti diverse in 10 mesi, l'imprenditore: «Farò il test del dna»
Si sottoporrà al test del Dna per il primo figlio e riconoscerà il secondo, ma sulla terza gravidanza dice: «Solo illazioni». Il trentenne del paese...

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Si sottoporrà al test del Dna per il primo figlio e riconoscerà il secondo, ma sulla terza gravidanza dice: «Solo illazioni». Il trentenne del paese della Valcomino (Frosinone), salito alla ribalta delle cronache per aver messo incinta le sue collaboratrici nel giro di meno di un anno, rompe il silenzio e parla attraverso il suo legale, l'avvocato Francesco Mazzenga. Il giovane è il titolare di una onlus della Valcomino che si occupa di trasporto sanitario. Il clamore mediatico, fa sapere il suo legale, non lo ha lasciato indifferente e gli ha causato un forte crollo emotivo. Lui, ma anche sua madre, sono rimasti provati da una vicenda che si è abbattuta sulla loro famiglia come una bufera. Intanto secondo l'avvocato Mazzenga, nella ricostruzione della storia, ci sarebbe una prima inesattezza: «Le donne coinvolte non sono tre ma due».


 

L'ESAME GENETICO

Quindi il legale si sofferma sul caso della ragazza che ha citato in giudizio il trentenne sostenendo che sia il padre del figlio che ha dato alla luce lo scorso gennaio: «Con lei - dichiara l'avvocato Mazzenga - non c'è stata alcuna convivenza e si è trattato di un rapporto occasionale». La ragazza, nell'atto citazione, sostiene di essere stata collaboratrice della onlus di cui è titolare il trentenne. Ma l'avvocato del giovane nega la circostanza.

C'è quindi la questione del test del Dna. Il legale spiega che «non è vero che il giovane si sia sottratto al test e abbia preteso che dovesse essere eseguito a spese soltanto della ragazza. Il mio assistito si era detto disponibile a sostenere le spese dell'esame genetico per il 50%, sollecitando la ragazza a sottoporvisi quanto prima. È stata la giovane madre a rifiutare la proposta di eseguire privatamente il test in quanto pretendeva che tutte le spese fossero a carico esclusivo del mio assistito».

Ora il trentenne ha deciso di fare diversamente: «Di fronte al linciaggio - spiega il legale - abbiamo deciso di anticipare per intero tutte le spese. E lo facciamo per dare un taglio netto alle accuse e per ripristinare al più presto la verità. In caso di esito positivo degli esami genetici il mio assistito non si sottrarrà ai suoi doveri ma, allo stesso tempo, nel caso in cui l'esame non dovesse confermare la sua paternità non esiterà a chiedere la restituzione del le somme sinora versate».
Il trentenne invece intende riconoscere il bambino e assumersi le responsabilità di padre per il figlio che vedrà la luce a giugno frutto della relazione con un'altra collaboratrice della onlus.

LE TENSIONI

Rispetto poi ai presunti maltrattamenti, l'avvocato smentisce in maniera categorica comportamenti violenti da parte del trentenne: «Come si può vedere dai certificati penali aggiornati ad oggi non risulta niente di tutto questo. Anzi, egli stesso vittima di situazioni talmente gravi da vedersi costretto a fine gennaio 2023 a sporgere formale denuncia nei confronti della controparte e della madre per i reati di diffamazione e stalking».

È vero però che la tensione intorno alla vicenda delle due gravidanze va avanti da mesi. La situazione sarebbe degenerata durante il baby shower (la festa prenatale) della ragazza che dovrebbe partorire a giugno e che, di fatto, è la fidanzata dell'uomo. Durante i festeggiamenti, infatti, si sarebbero registrati momenti di tensione per l'arrivo della nonna del bimbo nato a gennaio che avrebbe affrontato a brutto muso la madre del trentenne.

 

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Il Messaggero