Da moderata a ribelle: così cambia la Ciociaria

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Da andreottiana, o comunque feudo del centrodestra, a terra grillina e leghista. Con queste elezioni la Ciociaria ha deciso di cambiare immagine e pelle politica dopo decenni di...

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Da andreottiana, o comunque feudo del centrodestra, a terra grillina e leghista. Con queste elezioni la Ciociaria ha deciso di cambiare immagine e pelle politica dopo decenni di pragmatico moderatismo. Il problema dei migranti, che sempre più spesso sta generando fenomeni di insofferenza e di rigetto, e quello di una politica avulsa dai problemi quotidiani della gente, hanno determinato il successo delle due formazioni anti sistema.

Una vera rivoluzione in una terra che, fino a ieri, sembrava impermeabile alle tendenze nazionali. I Cinquestelle non hanno neanche un sindaco in Ciociaria eppure ora sono diventati il primo partito doppiando addirittura il partito di Salvini e Forza Italia. Una cosa impensabile alla vigilia e non pronosticata da nessuno. Tanto meno dai leader dei partiti maggiori che, come scritto in un altro pezzo, non hanno avuto il minimo presentimento di quello che stava per accadere tanto è vero che hanno mancato clamorosamente l'obiettivo della loro elezione in Parlamento. Come pugili suonati ora danno la colpa al territorio che non li ha capiti oppure alla marea montante della protesta irrazionale, ma la verità è che il voto ha mostrato in maniera emblematica la distanza tra i partiti tradizionali e i problemi della provincia.
Chi avrebbe mai immaginato a Frosinone un deputato leghista, paracadutato dalla vicina Terracina? I rappresentanti frusinati di Forza Italia, con il sindaco Ottaviani in testa avevano giurato una guerra sotterranea a quella candidatura, un Vietnam che non c'è stato e che è rimasto solo nelle loro intenzioni. Anzi, è di tutta evidenza che parecchi elettori del sindaco Ottaviani hanno ora votato convinti per il leghista Zicchieri.

Il Pd, invece, sembra essersi avvitato in una sorta di spirale della sconfitta da cui non riesce ad uscire. Ha perso i tre rappresentanti che aveva in Parlamento senza neanche lottare e il gruppo dirigente attuale sembra non avere alcuna intenzione di farsi da parte. Nei prossimi giorni si capirà se la batosta ricevuta servirà per cambiare metodo e stile nel fare politica. La speranza è sempre l'ultima a morire ma, i primi segnali, non sono di certo incoraggianti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero