Frosinone, centinaia di mascherine non sicure in vendita con un ricarico del 300%: sequestro e denunce

Frosinone, centinaia di mascherine non sicure in vendita con un ricarico del 300%: sequestro e denunce
Nel pieno dell'emergenza sanitaria da Coronavirus, in Ciociaria scatta il sequestro di 775 mascherine protettive non sicure. Non solo: erano pronte per essere...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Nel pieno dell'emergenza sanitaria da Coronavirus, in Ciociaria scatta il sequestro di 775 mascherine protettive non sicure. Non solo: erano pronte per essere commercializzate con una maggiorazione del 300 per cento sul prezzo medio di vendita. E' quanto emerso dagli accertamenti della Guardia di Finanza, che alla fine ha denunciato due cinesi con l'accusa di manovre speculative su merci e ricettazione.


E' accaduto a Ceprano, dove le fiamme gialle di Arce hanno effettuato controlli in una società gestita da persone originarie del paese asiatico. In base alla ricostruzione dei militari, le mascherine protettive erano prive della documentazione obbligatoria di conformità, quindi ritenute non idonee, e dell'autorizzazione prevista dal decreto del 17 marzo scorso. Erano del modello chirurgico e ffp2 e da quanto emerso il commerciante non ha esibito alcun documento d’acquisto per attestare l’origine e la provenienza della merce.

I prodotti rinvenuti, poi sequestrati, sono stati analizzati tramite perizia dalle autorità sanitarie locali per un'eventuale donazione, dopo il parere della Procura, al personale sanitario impegnato in prima linea contro il Covid-19.

Quelli che dovevano essere dispositivi di protezione individuale, però, sono stati giudicati inadeguati: il loro potere filtrante è risultato pari a quello di un comune capo d’abbigliamento. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero