Frosinone, colf a processo per le minacce al datore di lavoro: «L'ho fatto perché non avevo soldi». Lui ritira la denuncia

Armata di coltello, si era presentata davanti al suo datore di lavoro minacciandolo di morte se non le dava quei 90 euro

Il caso al tribunale di Frosinone
Non voleva arrivare ad estorcere del denaro al suo datore di lavoro. Ma lei, una collaboratrice domestica di Ferentino poco più che cinquantenne, aveva bisogno di soldi per...

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Non voleva arrivare ad estorcere del denaro al suo datore di lavoro. Ma lei, una collaboratrice domestica di Ferentino poco più che cinquantenne, aveva bisogno di soldi per poter sbarcare il lunario e dar da mangiare ai propri figli. Sola e senza nemmeno un marito che potesse aiutarla economicamente (il coniuge, dopo un tracollo finanziario, se ne era andato via di casa) si era sentita persa.

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La minaccia

Cosi quando si è vista rifiutare quei novanta euro dal professionista dove lavorava ad ore ha sentito montare la rabbia. Questo il motivo per il quale, armata di coltello, si era presentata davanti al suo datore di lavoro minacciandolo di morte se non le dava quei 90 euro. Ma non è tutto, la donna aveva anche minacciato di distruggere il portone di casa e le suppellettili che si trovavano nelle stanze. Fortunatamente la donna non era arrivata a tanto. L'uomo, parte offesa di questa vicenda, prima le aveva consegnato quei soldi e poi l'aveva denunciata per estorsione.

Il lieto fine

A conclusione delle indagini l'imputata, rappresentata dall'avvocato Antonio Perlini, è finita sotto processo presso il tribunale di Frosinone. Ma proprio nel corso di una udienza la 57enne ha raccontato al giudice il motivo per il quale si era comportata in quel modo così deprecabile. Alla base di tutto c'era tanta povertà. Il professionista parte offesa, dopo aver ascoltato la collaboratrice domestica ed avendo capito le motivazioni che l'avevano portata ad agire in quel modo, ha deciso di rimettere la querela. Ma c'è di più. Il professionista si è impegnato affinché la donna riesca a trovare un lavoro dignitoso che le permetta almeno di avere il necessario. Non era nel costume della 57enne comportarsi in quel modo. Adesso che c'è stata la remissione di querela, la donna è tornata finalmente ad essere una persona dalla fedina penale specchiata.

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Il Messaggero