Frosinone, violenza sessuale sulle pazienti disabili: chiesto il processo per un infermiere

Frosinone, violenza sessuale sulle pazienti disabili: chiesto il processo per un infermiere
Infermiere cinquantenne accusato di aver violentato tre pazienti disabili che erano ricoverate in una clinica della provincia di Frosinone. Nei giorni scorsi il pubblico ministero...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Infermiere cinquantenne accusato di aver violentato tre pazienti disabili che erano ricoverate in una clinica della provincia di Frosinone. Nei giorni scorsi il pubblico ministero dottoressa Barbara Trotta ha chiesto il suo rinvio a giudizio per il reato di violenza sessuale. L'udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 3 dicembre.

La vicenda è venuta fuori nell'agosto dello scorso anno, ma gli abusi sessuali ai danni delle pazienti sarebbero iniziati nel dicembre del 2019. A far scattare la denuncia nei confronti dell'infermiere il curatore speciale di una delle pazienti che avrebbero subìti gli abusi sessuali. Secondo gli elementi raccolti dagli investigatori della procura l'infermiere, approfittando della condizione fisica delle ricoverate, entrava di soppiatto nelle loro camere per consumare un rapporto sessuale.

Gli abusi, stando a quanto si legge nel capo d'imputazione, avvenivano in maniera repentina e «non consentivano alla vittima margine di reazione costringeva o comunque induceva la paziente a subire atti sessuali anche abusando della condizione di inferiorità fisica e psichica della donna al momento del fatto. Con le aggravanti di aver commesso il fatto in danno di persona ricoverata in struttura sanitaria e di persona portatrice di minorazione fisica, psichica e sensoriale».

I fatti contestati fino all'agosto dello scorso anno, quindi anche durante l'emergenza Covid, in un momento molto particolare anche per le strutture sanitarie private costrette a limitare, se non a vietare del tutto gli ingressi di persone esterne, e quindi anche dei familiari dei pazienti.

Le vittime sarebbero state scelte perché appunto non nelle condizioni di ribellarsi o chiedere aiuto nell'immediatezza dei fatti. Anche se in un caso una delle pazienti, stando sempre al capo d'imputazione, avrebbe tentato di ribellarsi dicendo espressamente all'infermiere di lasciare stare. L'indagato è difeso dall'avvocato Giulia Giacinti.
 

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero