Armi all'Ucraina, da Fratelli d'Italia al Terzo polo: le posizioni dei partiti

Anche il leader della Lega Salvini ha spiegato che l'eventuale governo di centrodestra non smetterà di supportare l'Ucraina

Il governo di centrodestra continuerà a sostenere militarmente l'Ucraina. È quanto affermato dal segretario della Lega Matteo Salvini dopo un incontro a Milano...

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Il governo di centrodestra continuerà a sostenere militarmente l'Ucraina. È quanto affermato dal segretario della Lega Matteo Salvini dopo un incontro a Milano con i vertici della Cisl, negli stessi giorni in cui gli ucraini stanno conducendo una travolgente controffensiva nella regione di Kharkiv, anche grazie agli armamenti occidentali. Una dichiarazione in controtendenza con la posizione tenuta fino a oggi dal leader del Carroccio, che aveva più volte chiesto lo stop alla fornitura di armi a Kiev e la revisione delle sanzioni verso Mosca per tentare di riaprire un dialogo con Putin.

La posizione della coalizione di centrodestra

Chi non ha mai avuto dubbi sulla necessità di sostenere l'Ucraina in ogni modo è la donna che sembra destinata a guidare quel governo di centrodestra di cui parla Salvini. Pur dall'opposizione, Fratelli d'Italia ha sempre votato a favore dei decreti sull'invio di armi e in queste settimane di campagna elettorale Giorgia Meloni ha puntato molto sull'atlantismo del suo partito per legittimarsi sul panorama intenzionale. L'adesione convinta alla Nato è il primo punto del programma condiviso della coalizione di centrodestra. Al recente forum di Cernobbio Meloni ha affermato «che se cade l'Ucraina il vero vincitore non sarà solo la Russia, ma la Cina, e l'Europa potrebbe cadere sotto la sua influenza». Mentre sulla posizioni dell'Italia aveva aggiunto: «Se noi smettiamo di mandare armi per l'Ucraina non cambia niente, ma ne va della nostra credibilità».

Radicata a Occidente con Stati Uniti e Nato è anche la terza componente della coalizione. Per Forza Italia l'invio di armi a Kiev è «doveroso» purché si tratti di armi «difensive». Una posizione stabilizzatasi subito dopo che a giugno il Presidente di FI, Silvio Berlusconi, aveva detto che mandare armi in Ucraina rendeva il nostro paese di fatto «cobelligerante», salvo poi correggere il tiro.

Gli altri partiti

Sulla sponda opposta il Pd, il partito a cui appartiene il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha da subito garantito il massimo appoggio al governo Draghi, ribadendo anche in questo caso la necessità di fornire materiale bellico difensivo e non armi per attaccare il territorio russo. Qualche frizione sul tema potrebbe verificarsi all'interno della coalizione di centrosinistra, che include anche Sinistra Italiana e Verdi, fermamente contrari alle forniture di armi per «non prolungare la guerra».

«L'Italia smetta di inviare armi all'Ucraina e si dedichi piuttosto a favorire il dialogo tra le parti», è anche il mantra del capo politico del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte, che nei giorni scorsi aveva affermato: «Non si dice che è Putin a non volere la pace». Il M5S ha votato a suo tempo i decreti Ucraina quando era ancora parte della maggioranza, ma proprio su questo tema si erano registrate a giugno le prime tensioni con l'esecutivo a guida Draghi, a cui poi il partito dell'ex premier ha tolto la fiducia. 

L'appoggio al governo Draghi non è invece mai mancato, nemmeno sulle forniture militari a Kiev, da parte del leader di Italia Viva Matteo Renzi, il cui obiettivo dichiarato è mantenere l'attuale inquilino a Palazzo Chigi. Renzi ha definito «fondamentale» l'invio di armi a Zelensky, pur non cessando mai di sottolineare l'importanza di ricercare una soluzione diplomatica. Anche il suo attuale alleato nel Terzo Polo, Carlo Calenda, nella puntata di In Onda su La7 del 5 giugno, aveva definito quella di supportare militarmente Kiev una decisione «sofferta», ma necessaria per «contenere» la minaccia di Putin nei confronti dell'Occidente.

«No alla guerra, all'invio di armi e alle sanzioni» è uno dei punti del programma elettorale di ItalExit di Gianluigi Paragone, che gli ultimi sondaggi danno oltre la soglia di sbarramento del 3% e che propone addirittura l'uscita dell'Italia dalla Nato. 

 

 

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Il Messaggero