Il suono della campanella, in tutte le scuole, segnala l'inizio delle lezioni, scandisce il senso della doverosa puntualità di studenti e professori: un trillo...
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I ragazzi di due licei, l'Albertelli e il Righi, con il sofferto benestare dei presidi, hanno ottenuto di tardare un quarto d'ora: difficoltà oggettive di percorso casa-scuola. E' un segnale grave, pericoloso: indica quanto il degrado dei dissesti a catena sia contagioso, s'infiltri nella vita quotidiana dei cittadini condizionandola, piegandola a inedite deroghe. Nelle scuole suona invano la campanella, negli uffici a dettare l'orario esatto c'è la tessera magnetica. Il preside dei presidi, il professor Rusconi, comprende i disguidi ma teme che gli iscritti di altri istituti chiedano di sforare l'avvio degli studi. Non ha torto: certe malattie si diffondono in fretta.
A Roma, dunque, anche la campanella annega il suo suono nell'effetto domino dei ritardi infettati dal traffico malato. La maglia nera dei primati si arricchisce dell'ennesima macchia. Serve pensare a un detersivo potente capace di lavare via lo sporco che ci circonda. Dalle letture scolastiche riemerge prepotente l'interrogativo: ma poi, per chi suona la campana?
paolo@graldi.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero