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Non sarebbe possibile negare i condizionamenti ai quali la manovra di bilancio, approvata ieri molto velocemente dal Consiglio dei Ministri, è sottoposta: l’onere dei 15 miliardi di interessi in più sul debito, in conseguenza della politica monetaria restrittiva e i 20 miliardi derivanti dal superbonus del 110 per cento, punti, questi, sottolineati dalla premier Giorgia Meloni.
Anche la prudenza e il realismo con i quali la si qualifica non sono solo un mero “cappello” seguito da scelte incoerenti, in un contesto europeo e internazionale su cui incombono problemi geopolitici e umanitari straordinari, a cominciare dalle due guerre, in Ucraina e in Israele, mentre aumentano i prezzi dei prodotti energetici e pesa l’incertezza su quel che deciderà la Bce il prossimo 26 ottobre.
Le grandi categorie nelle quali la manovra di 24 miliardi circa si suddivide - decontribuzione, eliminazione di un’aliquota Irpef, sanità, pubblico impiego e una serie di altre misure - hanno un loro fondamento.
Nel nostro caso, quanto al secondo principio, si interviene contro alcune cause della natalità, si prevedono superdeduzioni fiscali per le assunzioni, in particolare, di mamme, si opera per alleggerire gli oneri degli asili nido, si riduce il canone Rai. Si sospende, invece, qui il giudizio, non essendo ancora chiara la revisione nonché la misura sostitutiva , sulla soppressione dell’“Opzione donna” e dell’“Ape sociale” e sulle modifiche, non ancora precisate, che saranno apportate a quota “103” per i pensionamenti anticipati. A questo punto, ci si deve chiedere se, pur senza venir meno ai cardini del realismo e della prudenza, si possano introdurre nel quadro delineato , magari riorganizzando alcuni degli interventi previsti, misure in economia che sospingano la produttività totale dei fattori, a cominciare dal lavoro, e la competitività e, nel contempo, avviare un piano per il debito. La legge di bilancio è fondamentale.
Ma la politica economica e di finanza pubblica non si riduce soltanto ad essa, a maggior ragione in una fase in cui pendono importanti decisioni non nazionali, dalla riforma del Patto di stabilità all’accennata decisione sul costo del denaro da parte della Bce e ciò nel contesto difficile di cui si è detto. Mantenere aperto un confronto costruttivo sulla manovra con le parti sociali e a livello parlamentare costituirà , se così si deciderà, un punto di forza del Governo, non di debolezza, in vista della proficua conclusione di una procedura di bilancio che possa allargare i consensi. Ne trarranno beneficio anche le valutazioni che seguiranno a livello europeo e internazionale.
In sostanza, molto di quel che conta sono le certezze che si offrono, la stabilità che si rappresenta, la coesione che si riesce a conseguire.
Il Messaggero