Pnrr e Pa, perché è un errore opporsi al cambiamento

Pnrr e Pa, perché è un errore opporsi al cambiamento
Lo stallo del Pnrr sarebbe dovuto alle difficoltà, per alcuni incapacità, del sistema pubblico di reggere gli impegni per la progettazione e l’attuazione dei...

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Lo stallo del Pnrr sarebbe dovuto alle difficoltà, per alcuni incapacità, del sistema pubblico di reggere gli impegni per la progettazione e l’attuazione dei progetti del Piano, anche per la carenza delle competenze tecnico professionistiche nella Pubblica amministrazione. L’eccessiva burocratizzazione del lavoro e dei servizi, in un sistema fermo da decenni, non ha retto l’operatività che il Pnrr impone. Non più sole norme, circolari, ma opere e servizi nel mondo reale, per cittadini e imprese.

Di qui il profluvio di mea culpa. Nonostante gli annunci di nuove assunzioni e rafforzamenti della PA, giovani e competenze tecniche non entrano o non rimangono nel pubblico, perché l’offerta continua ad essere di tipo impiegatizio, sotto l’egida di un amministrativo designato come dirigente. Politica e Parlamento si interrogano, ma al momento non incidono sulla rigenerazione del sistema pubblico. I sindacati, ancora meno attivi sul punto, in alcuni settori si stanno rivelando ostativi e conservativi, contrastando innovazione e cambiamento per perpetrare comportamenti e attività generalistiche e burocratizzanti. E i tavoli negoziali?

Il Ccnl Area Funzioni Centrali, (Contratto delle Amministrazioni statali e Centrali, dei dipendenti dirigenti e professionisti pubblici: avvocati, medici e tecnici) si è appena concluso lasciando i professionisti nelle condizioni in cui li aveva lasciati il precedente contratto. Il tavolo sindacale di parte lavoratori ha dimostrato la propria impermeabilità ai contesti innovativi, alla digitalizzazione, alle competenze specialistiche; ha affossato la proposta Aran di ristrutturazione della retribuzione per iniziare un’omogeneizzazione tra dirigenti e professionisti in ottica di maggiore responsabilizzazione e produttività; ha ritenuto di strappare per chiudere improvvisamente la trattativa in poche ore, evitando di verificare possibili interrelazioni e sinergie tra le leggi su rafforzamento PA, lavoro, commissariamento governativo degli Enti previdenziali e le dinamiche contrattuali; grandi organizzazioni sindacali davanti a norme del Ccnl risalenti ad oltre 20 anni hanno assunto l’unica via del “No” a qualsiasi barlume di miglioramento.

Speriamo non si tratti di linee comuni a tutte le categorie, Federazioni e Confederazioni sindacali. Non vogliamo pensare che rimanere nel campo generalista significhi stroncare modernizzazione, qualità e specializzazioni. Chi attuerà il Pnrr? La trasparenza e la legalità? I professionisti, le competenze, i progetti e i servizi pubblici possono aspettare, al palo! Se ad ogni scadenza, come quella della terza tranche in corso, non si vuole vivere l’incertezza degli esiti del Pnrr, è urgente che il sistema (politica, istituzioni, parti sociali) adotti un deciso cambio di rotta verso una vera rigenerazione della PA riconoscendo compiti, autonomia e responsabilità dirette alle competenze professionistiche verso la sburocratizzazione della macchina pubblica e dei servizi. Siamo in tempo? Forse. Siamo in grado? Dimostriamo di sì!


* Segretaria generale Flepar
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Il Messaggero