Il cuore/ Arrivederci José, era amore vero

Il cuore/ Arrivederci José, era amore vero
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Penso di parlare a nome della maggioranza dei tifosi romanisti: ero con Mourinho, sto con Mourinho e nei ricordi futuri starò per sempre con Mourinho. Perché un grande, anche se breve, amore, come lo è stato quello tra noi e José Mourinho, vive anche di slogan. Questo, però, non assomiglia a quello famoso di “Love Story”: amare significa non dovere mai dire mi dispiace. 

In questo caso, invece, noi romanisti, in romano, dobbiamo dire al nostro amato Josè: ci dispiace una cifra. Perché non è giusto, è quasi assurdo, è per molti versi incomprensibile che un allenatore come Mourinho sia stato esonerato prima della scadenza del contratto da chi lo aveva fortemente voluto e poi scelto. 
Sono venuti a cozzare due mondi forse inconciliabili. Quello della verve, dell’arguzia e dell’intelligenza mediatica contro quello riservato (troppo…) del grande capitale. Da una parte la scoppiettante empatia mediterranea, dall’altra una proprietà che sembra quasi non capire l’importanza dei sentimenti di una tifoseria che ha sempre riempito lo stadio per amore della squadra e di Mourinho. 

Due righe, secche, asettiche, e lui adesso non siede più sulla panchina giallorossa. Ma con quali motivazioni? Che la Roma giocava male? Sì, forse non giocava bene ma vogliamo per un attimo vedere le cose come stanno? In due anni Mourinho ci ha fatti arrivare a due finali di coppe europee. Una vinta, l’altra persa per furto con scasso. Quest’anno, giocando male, siamo a cinque punti dal quarto posto Champions e cinque punti sono nulla con altre diciotto partite a disposizione. E siamo ancora in corsa per l’Europa League.
Va poi ricordato che siamo davanti a quasi tutte le altre squadre italiane nel ranking europeo. Tutto questo avendo avuto una squadra messa insieme con i cerotti e perennemente azzoppata. Dybala a mezzo servizio, Abraham rotto, Smalling rotto, Sanchez rotto, Aouar rotto, Pellegrini, Spinazzola e Karsdop spesso con problemi fisici. 

Certo, abbiamo perso un derby doloroso. Ma noi tifosi facciamo fatica a capire perché si esonera l’uomo che da due anni ci mette la faccia, in tutto e per tutto, nel bene e nel male, solo contro tutti nelle dichiarazioni, nei rapporti con il potere del calcio, l’uomo che ha ridato a una intera tifoseria la voglia di amare anche più di prima i colori giallorossi. Forse siamo retorici e accecati? Ebbene sì, fateci essere retorici e accecati. Perché, lo dico con il massimo rispetto, se si fa i presidenti della Roma bisogna capire che la “Roma siamo noi” non è solo un modo di dire, che la Roma esiste se i tifosi amano la Roma anche quando le cose girano storte.
E se non lo si capisce si finisce per commettere degli errori. Il calcio non è un business, è una fede. Che non ha niente a che vedere con gli investimenti, pur necessari. E voi li avete fatti. Ma la fede vive di alchimie diverse. Entusiasmo, passione e sogno. Proprio le cose che José Mourinho ha fatto rinascere nei nostri cuori. 


Ps: Daje Daniele, tu non c’entri nulla ma sappi che adesso sei la nostra speranza. Continua anche tu a darci entusiasmo, passione. Continua a farci sognare. Diventa Special anche tu. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero