Priorità ignorate/ La lezione (errata) del divieto di fumo ai cittadini di Milano

Priorità ignorate/ La lezione (errata) del divieto di fumo ai cittadini di Milano
Milano è la città della nebbia, almeno secondo un vecchio storytelling. Ma adesso è diventata anche la capitale del fumo negli occhi. Immagine...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Milano è la città della nebbia, almeno secondo un vecchio storytelling. Ma adesso è diventata anche la capitale del fumo negli occhi. Immagine traducibile così. È mai possibile che in piena pandemia, e nella regione che ha dato il peggio in questa emergenza a due ondate, con il tasso di defunti tra i più alti del mondo e che ieri ha superato la soglia dei 20 mila morti (quasi la metà di tutti quelli italiani: 47 mila), diventi una priorità il divieto di accendersi una sigaretta all’aria aperta?

 

Da gennaio, così ha deciso il consiglio comunale di Milano, ci sarà la proibizione della boccata di nicotina. Tranne che in luoghi isolati. Dalle fermate dei mezzi pubblici ai parchi, fino ai cimiteri e alle strutture sportive, come per esempio gli stadi, sarà proibito fumare nel raggio di 10 metri da altre persone. 


Non che vada difeso il fumo, ma figuriamoci. Però usare il fumo come fumo negli occhi dei cittadini - che vorrebbero risposte che non hanno sulle cose importanti: la difesa dal morbo, l’organizzazione territoriale della prevenzione e della cura, una classe dirigente che sia tale, una Regione che funzioni e l’assenza di ogni fumosità gestionale sul Covid - più che una profilassi è un’ipocrisia. 


La propaganda salutista nei luoghi in cui la salute non si è rivelata al primo posto nella gerarchia della politica locale fa ridere, se non stessimo vivendo lassù al Nord come quaggiù nel resto d’Italia una tragedia epocale. 


No alle sigarette nella città in cui bisogna fare una fila di nove giorni per cremare le vittime del virus. No alle sigarette dove al respingimento del fumo andrebbe anteposta l’installazione di respiratori per i malati di Covid e ventilatori negli ospedali e dove è carente la divisione dei percorsi nei nosocomi tra chi ha il virus e gli altri pazienti e dove l’aumento dei letti che doveva essere ampiamente previsto non c’è stato. 


La sigaretta come diversivo, ecco. Il Nord che cerca di dare lezione, ma ancora una volta è una lezione sbagliata. 
 

 

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero