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È un fatto grave che ha colpito tutti i lavoratori italiani la morte del sindacalista Adil Belakhdim di 37 anni, padre di due figli, investito durante un presidio sindacale davanti ai cancelli della Lidl di Biandrate, nel Novarese. Siamo profondamente vicini alla famiglia di questo nostro collega. Come ha riconosciuto anche il premier Mario Draghi, le autorità giudiziarie e le forze dell’ordine dovranno ora fare piena chiarezza perché è davvero intollerabile quanto accaduto.
Ora basta. Nel settore della logistica si stanno consumando episodi di violenza, di intimidazione e di inciviltà, che riportano indietro nel tempo le relazioni industriali nel nostro Paese. La Cisl e tutto il movimento sindacale hanno condannato fermamente questo clima di ostracismo nei confronti della libera attività sindacale, in particolare nella logistica dove in molti casi perdura una situazione di sfruttamento dei lavoratori, di bassi salari, di mancato rispetto dei contratti, dei diritti e delle tutele fondamentali. C’è un brutto clima nel Paese. Le conseguenze terribili della pandemia non possono essere pagate dai più deboli, con la strisciante deregulation, la violazione e il non rispetto dei contratti e delle norme sulla sicurezza. Non può prevalere la logica fredda del profitto e del mercato selvaggio e senza regole. Lo abbiamo detto nelle scorse settimane nelle varie iniziative unitarie del sindacato, partendo dalla drammatica situazione della sicurezza nei luoghi di lavoro. E lo diremo con altrettanta forza anche sabato prossimo, il 26 giugno, nelle tre grandi manifestazioni che faremo a Torino, Firenze, Bari. I dati sull’aumento della povertà, un milione di posti di lavoro persi nell’ultimo anno tra lavoro dipendente e indipendente, quasi 5 miliardi di ore di cassa integrazione e 40 miliardi di massa salariale bruciata dalla crisi non possono lasciarci indifferenti rispetto alla urgente necessità di approntare misure che rafforzino le protezioni sociali, affrontino il tema delle riforme degli ammortizzatori sociali, Naspi, politiche attive, un forte intervento su formazione e competenze ed aiutino ad avviare una vera strategia sul rilancio egli investimenti pubblici e privati. In queste condizioni sarebbe davvero un disastro lasciare libertà di licenziare a tante aziende dal primo luglio facendo pagare i costi di riorganizzazioni e ristrutturazioni ai lavoratori. Sarebbe altra benzina sul fuoco, che si aggiungerebbe ad una condizione sociale e del lavoro preoccupante.
Ecco perché lanciamo un appello al premier Draghi, al governo, a tutte le forze politiche: cambiate quel decreto.
*Segretario Generale Cisl
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