Luigi Sbarra

Luigi Sbarra, Cisl, e la morte di Adil Belakhdim: «Basta violenze, appello al governo sugli investimenti»

Luigi Sbarra, Cisl, e la morte di Adil Belakhdim: «Basta violenze, appello al governo sugli investimenti»
di Luigi Sbarra
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Sabato 19 Giugno 2021, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 23:43

È un fatto grave che ha colpito tutti i lavoratori italiani la morte del sindacalista Adil Belakhdim di 37 anni, padre di due figli,  investito durante un presidio sindacale davanti ai cancelli della Lidl di Biandrate, nel Novarese. Siamo profondamente vicini alla famiglia di questo nostro collega. Come ha riconosciuto anche il premier Mario Draghi, le autorità giudiziarie e le forze dell’ordine dovranno ora fare piena chiarezza perché è davvero intollerabile quanto accaduto. 


Ora basta. Nel settore della logistica si stanno consumando episodi di violenza, di intimidazione e di inciviltà, che riportano indietro nel tempo le relazioni industriali nel nostro Paese. La Cisl e tutto il movimento sindacale hanno condannato fermamente questo clima di ostracismo nei confronti della libera attività sindacale, in particolare nella logistica dove in molti casi perdura una situazione di sfruttamento dei lavoratori, di bassi salari, di mancato rispetto dei contratti, dei diritti e delle tutele fondamentali. C’è un brutto clima nel Paese. Le conseguenze terribili della pandemia non possono essere pagate dai più deboli, con la strisciante deregulation, la violazione e il non rispetto dei contratti e delle norme sulla sicurezza. Non può prevalere la logica fredda del profitto e del mercato selvaggio e senza regole. Lo abbiamo detto nelle scorse settimane nelle varie iniziative unitarie del sindacato, partendo dalla drammatica situazione della sicurezza nei luoghi di lavoro. E lo diremo con altrettanta forza anche sabato prossimo, il 26 giugno, nelle tre grandi manifestazioni che faremo a Torino, Firenze, Bari. I dati sull’aumento della povertà, un milione di posti di lavoro persi nell’ultimo anno tra lavoro dipendente e indipendente, quasi 5 miliardi di ore di cassa integrazione e 40 miliardi di massa salariale bruciata dalla crisi non possono lasciarci indifferenti rispetto alla urgente necessità di approntare misure che rafforzino le protezioni sociali, affrontino il tema delle riforme degli ammortizzatori sociali, Naspi, politiche attive, un forte intervento su formazione e competenze ed aiutino ad avviare una vera strategia sul rilancio egli investimenti pubblici e privati. In queste condizioni sarebbe davvero un disastro lasciare libertà di licenziare a tante aziende dal primo luglio facendo pagare i costi di riorganizzazioni e ristrutturazioni ai lavoratori. Sarebbe altra benzina sul fuoco, che si aggiungerebbe ad una condizione sociale e del lavoro preoccupante. 
Ecco perché lanciamo un appello al premier Draghi, al governo, a tutte le forze politiche: cambiate quel decreto. Spostate almeno fino alle fine di ottobre il blocco dei licenziamenti. Ci sono tanti settori industriali che stanno ancora soffrendo la crisi, senza contare i 100 tavoli aperti al Mise dove si discute il destino di 100 mila persone. Bisogna consolidare da un lato la ripresa e dall’altro approntare le misure di protezione sociale universali, mutualistiche ed assicurative . Apriamo un vero confronto tra governo e parti sociali su come attuare il Pnrr, riformare il fisco e le pensioni, rilanciare la politica industriale, finanziare una legge quadro sulla non autosufficienza e soprattutto sostenere scuola, sanità, pubblica amministrazione, mezzogiorno per favorire la rinascita. Ripartiamo dal dialogo sociale. Non sprechiamo il clima positivo che nei mesi scorsi ci ha portato a sottoscrivere quattro importanti accordi con il governo. Non abbiamo bisogno di nuove leggi sul salario, orario, causali, rappresentanza sindacale ma un forte impulso alla partecipazione ed al rilancio degli investimenti. E’ maturo il tempo per accompagnare la fase di attuazione del Pnrr, il ciclo di nuova programmazione dei fondi strutturali 2021/2027, il fondo sviluppo e coesione con un forte Patto Sociale per la crescita e lo sviluppo, il lavoro e l’occupazione da condividere e negoziare nella responsabilità tra governo e parti sociali per sostenere il Paese nello sforzo di ripresa e ripartenza.

*Segretario Generale Cisl

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