(Teleborsa) - L'Italia deve continuare a investire soldi pubblici nel Mezzogiorno, altrimenti rischia un tagli dei fondi strutturali. È quanto ha chiarito la Commissione europea...
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"Non conosco nessun altro Paese che ha una situazione così debole", ha detto Lemaitre aprendo i lavori della Settimana europea delle città e delle regioni. "Gli sforzi europei fatti attraverso il bilancio comunitario sono stati neutralizzati dai tagli agli investimenti pubblici nel Mezzogiorno" - ha continuato il direttore generale.
Nella lettera, la Commissione sottolinea l'importanza del principio di addizionalità, per cui i fondi strutturali impattano sull'economia solo se non vanno a sostituire la spesa pubblica, ma rimangono un "valore aggiunto".
L'accordo di parternariato tra Italia e Bruxelles prevedeva per il periodo 2014-2016 un investimento al Sud di risorse pubbliche pari allo 0,47% del Pil del Mezzogiorno, obiettivo non raggiunto come indicano i dati che parlano dello 0,40%. La differenza, rileva la nota, sembra minima ma lo 0,07 punti percentuali equivale a circa il 20% in meno di risorse pubbliche spese sul territorio, con una tendenza che non fa ben sperare.
Nel trienno 2014-2017, il tasso d'investimenti è sceso allo 0,38%, mentre Roma aveva garantito un livello di spesa pubblica al Sud pari allo 0,43% del Pil del Mezzogiorno per il 2014-2020.
Da qui la richiesta della Commissione sulle prossime misure da intraprendere per invertire la tendenza e garantire un adeguato livello d'investimenti al Sud; in caso contrario, potrebbe partire una "rettifica finanziaria", cioè un taglio dei fondi strutturali.
"Siamo certi che con un'attenzione adeguata dedicata a questo campo potrebbero esserci molti investimenti pubblici in più al Sud", ha ribadito Lemaitre, riconoscendo che solo così si potrà "fare la differenza".
(Foto: Lukasz Kobus - © Unione Europea) Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero