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Forte tensione sui mercati azionari, volata delle quotazioni petrolifere oltre 100 dollari al barile e boom dei prezzi del grano. Sono queste gli effetti, almeno i principali, di un possibile conflitto fra Russia e Ucraina, alcuni già in fieri, altri in arrivo. Una guerra che potrebbe rendere la Federal Reserve, la banca centrale Usa, più colomba sui tassi d’interesse, ma allo stesso tempo più preoccupata per la fiammata dei prezzi dell’energia e quindi dell’inflazione.
L’incertezza e la volatilità legate a un possibile conflitto avrebbero un impatto sulle Borse nel breve termine, anche se la storia insegna che i listini americani digeriscono abbastanza rapidamente gli shock geopolitici. Oggi ci sarà invece la risposta dei mercati azionari europei che ovviamente non potrà non registrare come un sismografo i venti di guerra. Fiato sospeso quindi a Piazza Affari.
Ucraina, la morsa russa attorno al Paese: ecco i tre fronti di un possibile attacco
Gli ostacoli
Oltre al caro gas, che ha già innescato un terremoto sulle bollette con un costo stimato di oltre 37 miliardi per l’Italia, la tensione tra Russia e Ucraina sta già comportando nuovi rincari. La possibile invasione russa potrebbe avere delle ripercussioni pesanti sul mercato del grano e delle materie prime agricole. Volano da giorni le quotazioni internazionali di grano per il pane e mais per l’alimentazione animali, con un balzo rispettivamente del 4,5% e del 5% in una sola settimana. A preoccupare - sottolinea la Coldiretti - è il fatto che il conflitto possa danneggiare le infrastrutture e bloccare le spedizioni dai porti del Mar Nero con un crollo delle disponibilità sui mercati mondiali ed il rischio concreto di carestie e tensioni sociali. L’Ucraina oltre ad avere una riserva energetica per il gas, ha un ruolo importante anche sul fronte agricolo con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (quinto posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (settimo posto al mondo). Peraltro l’Ucraina si colloca al terzo posto come esportatore di grano a livello mondiale mentre la Russia al primo: insieme garantiscono circa 1/3 del commercio mondiale.
Globale
Una emergenza globale che riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti.
Una situazione difficile determinata dalla scomparsa nell’ultimo decennio in Italia di un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera sostenuti dalla Coldiretti.
La crisi
Con la pandemia da Covid lo scenario è stato segnato da accaparramenti e tensioni internazionali con la Cina che entro la prima metà dell’annata agraria 2022 avrà accumulato il 69% delle riserve mondiali di mais per l’alimentazione del bestiame, ma anche il 60% del riso e il 51% di grano alla base dell’alimentazione umana. La situazione di tensione con la Russia sta quindi innescando un nuovo cortocircuito sul settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia fortemente deficitario in alcuni settori.
E che ha bisogno, come per il gas, di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities: dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento. In Italia anche a causa del caro energia sono praticamente raddoppiati i costi delle semine per la produzione di grano per effetto di rincari di oltre il 50% per il gasolio necessario alle lavorazioni dei terreni ma ad aumentare sono pure i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare. A rischio quindi una crescita dei prezzi per pasta e biscotti.
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Il Messaggero