(Teleborsa) - Il vertice di Palazzo Chigi sulla TAV si è chiuso con un nulla di fatto, né pare che si sia riusciti ad avvicinare le posizioni di Lega e Cinquestelle sulla...
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Il vertice di Palazzo Chigi si è chiuso dopo oltre cinque ore senza prendere decisioni. Il Premier Giuseppe Conte, in effetti, era stato chiaro "nessuna fretta", ma la promessa di prosecuzione ad oltranza delle trattative per arrivare ad una "decisione entro venerdì". Decisione che sembra, al momento, improbabile.
Erano presenti, oltre al Premier Conte, i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, con posizioni ben note e contrastanti. La Lega infatti punta a fare l'opera senza più rinvii o, alternativamente, a sottoporre la questione ad un referendum o ad un voto del Parlamento, mentre il M5S spinge per il No senza concessioni. Ed il Presidente del Consiglio al centro quale ago della bilancia, nel tentativo di colmare le distanze e trovare una soluzione.
Presenti al vertice anche il Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, il viceministro leghista Edoardo Rixi, il sottosegretario della Lega Armando Siri, il capogruppo M5S al Senato Stefano Patuanelli e il presidente M5S della commissione Trasporti a Palazzo Madama Mauro Coltorti. Convocato un pool di dieci "tecnici, cinque in quota M5S e cinque di indicazione leghista: Gaetano Marzulli, Alberto Chiavelli, Paolo Beria, Pasquale Pucciariello, Luigi Navone, Francesco Parola, Ginio Ferretti, Alberto Petroni, Carlo Vaghi e Pierluigi Coppola, quest'ultimo "Prof" ben conosciuto per non aver firmato l'analisi costi-benefici chiesta dal Ministro Toninelli.
La riunione dei tecnici era terminata poco dopo la mezzanotte senza alcuna indicazione e bocche cucite sull'esito della prima parte della discussione, che è proseguita poi su un profilo più squisitamente politico. Ma anche il confronto politico sembra non aver dato i risultati sperati, in quanto i vicepremier Salvini e Di Maio sarebbero stati visti uscire dalla sede della Presidenza del Consiglio scuri in volto senza rilasciare dichiarazioni. Chiusi anche i canali di comunicazione ufficiosi dei due schieramenti, che per ora restano fermi sulle rispettive posizioni, mentre il tentativo Premier Conte di fare da mediatore sembrerebbe, per ora, aver fatto un buco nell'acqua.
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Il Messaggero