(Teleborsa) - L'epidemia di Covid-19 ed il lockdown hanno fatto impennare lo smart working, adottato prima dell'emergenza da un esiguo numero di 500 mila persone ed arrivato a...
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La Cgil precisa che quello di cui si sta parlando è uno smart working "atipico", consistente nel mero trasferimento del lavoro dell'ufficio a casa, meglio forse chiamarlo home working, non della fattispecie regolata dalla Legge n.81/2017, senza vincoli spazio temporali ed organizzato per fasi, cicli e obiettivi, né del Telelavoro, più rigido soprattutto su luoghi della prestazione e orari.
LAVORO SMART COME RISPOSTA ALL'EMERGENZA - Dall'indagine, condotta attraverso un questionario compilato da a 6.170 persone, in gran parte (94%) lavoratori a tempo indeterminato, emerge che l'82% dei rispondenti si dice "precipitato" nella modalità del lavoro da casa a causa dell'emergenza e, Fra questi, il 31,5% sostiene che avrebbe desiderato farlo anche prima. Solo il 18% ha cominciato prima dell'emergenza Covid-19 e l'8% lo dice di averlo fatto per scelta personale.
GLI ITALIANI AMANO IL LAVORO DA CASA - La maggioranza gradisce lo smart working (nel 60% dei casi), ma la percezione è molto diversa fra gli individui. Una parte (22%) desidererebbe tornare alla"normalità" del lavoro in ufficio ed il resto (18%)si dice indeciso.
IL TEMPO E' DENARO MA ... - Quasi tutti sono concordi nell'affermare che lo smart working fa risparmiare tempo, soprattutto nel tragitto casa-lavoro, e per molti è uno strumento di grande flessibilità che consente di conciliare meglio lavoro e tempo libero. Ma c'è anche chi lo guarda con sospetto e ritiene che aumenti i carichi familiari (71%) e non offra occasioni di confronto e di scambio con i colleghi.
DONNE MENO CONVINTE DEGLI UOMINI - Contrariamente a quanto si crede, le donne sono meno convinte degli uomini dallo smart working, che definiscono "pesante, complicato, alienante e stressante" e sostengono che porta ad un aumento di carichi familiari.
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Il Messaggero