Ristori, così potrebbero essere azzerati: arrivano le multe dell'Istat

Ristori, così potrebbero essere azzerati: arrivano le multe dell'Istat
Normalmente, l'istituto nazionale di statistica è chiamato in audizione in Parlamento per analizzare la situazione economica o sociale e per valutare gli effetti dei...

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Normalmente, l'istituto nazionale di statistica è chiamato in audizione in Parlamento per analizzare la situazione economica o sociale e per valutare gli effetti dei provvedimenti approvati dal governo, o in discussione presso le stesse Camere.

Ed è quello che è successo anche ieri a Montecitorio, per l'esame del recente decreto Sostegni bis. Ma con una piccola differenza: il testo dell'intervento di Francesco Maria Chelli, direttore del Dipartimento per la produzione statistica, contiene nella sua prima pagina anche un sommesso appello alla commissione Bilancio, analogo a quello che era già stato rivolto ad altre istituzioni: si chiede di approvare attraverso un emendamento una sanatoria relativa alle sanzioni che lo stesso istituto di statistica deve applicare a 2.300 imprese e 330 istituzioni (si tratta essenzialmente di Comuni) che non hanno rispettato l'obbligo, previsto per legge, di rispondere alle rilevazioni statistiche.

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LA SOMMA
L'importo della sanzione è di 1.032 euro: ma siccome alcuni degli interessati si sono sottratti più volte all'obbligo, questo vuol dire che la somma va moltiplicata per il numero di rilevazioni saltate e potrà raggiungere un importo molto consistente. Per alcune aziende quindi risulterà superiore alla rata di ristori che il governo farà arrivare loro in virtù del decreto all'esame della Camera. La richiesta dell'Istat al Parlamento e al governo è allora di usare proprio l'iter di conversione del provvedimento per prevedere la sospensione delle sanzioni o la loro cancellazione per quanto riguarda gli anni pregressi. Chelli ha ricordato che le violazione contestate riguardano il 2019 e il 2020: possono essere quindi giustificate, ma solo in parte, con l'esplosione della pandemia e le conseguenti restrizioni alle attività. L'invio delle multe è stato finora fermato per effetto dei provvedimenti di emergenza approvati nel corso del 2020, ma ora l'istituto di statistica sarebbe costretto a procedere. Resta quindi la via della sanatoria, che non avrebbe oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato visto che le mancate entrate sarebbero coperte dall'avanzo di amministrazione della setsssa Istat.

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La legge che prevede l'obbligo di risposta alle rilevazioni è la 322 del 1989. Destinatarie sono in prima battuta le istituzioni pubbliche, quindi ad esempio i Comuni che devono fornire dati come quelli anagrafici; ma la norma riguarda anche i soggetti privati, se coinvolti in indagini statistiche che rientrano in un apposito elenco, sulla base del Programma statistico nazionale. Per le imprese può essere il caso delle rilevazioni sulla produzione industriale o molte altre.
L'AUDIZIONE
Venendo ai contenuti dell'audizione, il direttore Chelli si è soffermato sulla situazione economica generale per poi analizzare in dettaglio alcuni aspetti come la tassazione delle imprese. In particolare l'Istat ha fornito un contributo sulla nuova forma di aiuto alle imprese inserita nel provvedimento (Ace, aiuto alla crescita economica). Si tratta di un rafforzamento di uno strumento già esistente: i beneficiari della nuova misura potrebbero essere il 14% delle imprese e le quote più elevate si dovrebbero registrare nelle imprese del commercio e delle utilities. Obiettivo dell'Ace è sostenere la capitalizzazione delle imprese.

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Ma il decreto contiene anche misure in materia sanitaria, tra cui l'accelerazione alle liste di attesa relative alle prestazioni che erano saltate lo scorso anno per l'emergenza Covid. A questo proposito l'Istat ha evidenziato che nel 2020 quasi 1 cittadino su 10 (9,6 per cento) ha dichiarato di aver rinunciato, pur avendone bisogno, a visite o accertamenti negli ultimi 12 mesi per motivi legati a difficoltà di accesso. Si tratta di un fenomeno non nuovo ma in forte aumento rispetto al 2019, quando la stessa percentuale si era fermata al 6,3.
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Il Messaggero