Renzi riprende dalla Granarolo di Bologna il suo tour nelle fabbriche d'eccellenza

Matteo Renzi alla Granarolo
Con l'inaugurazione stamane del nuovo polo produttivo del latte Granarolo a Bologna, il premier Matteo Renzi ha ripreso il suo tour fra le fabbriche italiane che dalla scorsa...

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Con l'inaugurazione stamane del nuovo polo produttivo del latte Granarolo a Bologna, il premier Matteo Renzi ha ripreso il suo tour fra le fabbriche italiane che dalla scorsa estate lo ha portato a visitare una sessantina fra i migliori stabilimenti italiani.


Nella storia italiana è capitato raramente che un presidente del Consiglio abbia investito una tale quantità del suo tempo per vedere di persona le fabbriche e il suo popolo fatto da operai, quadri, dirigenti, imprenditori. Renzi lo fa soprattutto perché sostiene che l'industria è l'unica leva che può far uscire l'Italia dalla stagnazione economica e dal clima di rassegnazione che si continua a respirare nel Paese.



In questo contesto Granarolo, figlia di un segmento atipico del mondo cooperativo italiano (è nata dalla collaborazione fra le cooperaive rosse e quelle bianche), rappresenta un "passaggio" assai particolare. Dopo il burrascoso acquisto della Parmalat da parte dei francesi di Lactalis, Granarolo è una delle più grandi aziende a capitale italiano nell'agroalimentare e, nonostante la profonda crisi del mercato del latte il cui consumo in Italia è sceso di oltre il 10%, sta tentando di allargare la sua rete estera. E' sbarcata in Francia con due fabbriche, è presente in Spagna, Gran Bretagna e Cina con proprie reti commerciali e oggi ha reso noto d'aver messo piede, con uno stabilimento, anche in Cile da dove intende espandersi in tutto il Sud America.



Nel giro di quattro anni l'export Granarolo è salito dal 4 al 16% del fatturato. I piani sono ambiziosi: passare il più rapidamente possibile dal miliardo del fatturato 2014 a 1,5 miliardi. Ancora pochi di fronte ai giganti europei ma Renzi non poteva non aprezzare lo sforzo di questo player tricolore in un settore, come quello agroalimentare, dove la mancanza di una politica industriale nazionale ha causato finora danni giganteschi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero