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Una banca cooperativa che controlla una spa. Nel Gruppo Popolare del Lazio (B.P.L.) che possiede il 100% di Blu Banca!, questa specificità ne fa un unicum in Italia che è anche un punto di forza facendola diventare un caso di scuola. «Questa “ambiguità” del Gruppo è un unicum in Italia: le banche in forma di cooperativa e le banche in forma di s.p.a. sono infatti nettamente separate e spesso in contrapposizione», spiega Edmondo Maria Capecelatro, 75 anni, notaio di Roma, dal 2017 presidente di Popolare del Lazio che sei anni fa ha acquisito da un gruppo di soci l’ex Banca della Tuscia, ora Blu Banca! che non se la passava bene e Bankitalia ne impose una specie di salvataggio da parte di un istituto solido e in salute, polo aggregante per successive acquisizioni grazie alla gestione di Massimo Lucidi. «Questa “ambiguità” è stata voluta con determinazione e consapevolezza ed ha ragioni molto precise. Riunendo in un unico Gruppo i due tipi di banche si è voluto negare la loro storica contrapposizione, più ideologica che sostanziale, ed affermare invece la possibilità di far fruttare la loro diversità e quindi di godere dei diversi vantaggi che ciascun tipo può offrire», prosegue Capecelatro, uno dei più prestigiosi e competenti notai italiani che ha svolto la professione per 41 anni: ora è in pensione, ma continua ad esercitare nello studio al centro della capitale con il titolo di avvocato. Da fine giurista ed esperto di diritto societario, Capecelatro ha gestito in punta di diritto confrontandosi con Bankitalia la complessa operazione societaria su Blu Banca!. E' possibile affermare che l'indirizzo tracciato da un giurista del suo livello è servito a via Nazionale per costruire un precedente prezioso per il futuro. Blu Banca! ora ha sede a Roma, opera con 53 filiali in tutta la regione del Lazio: di recente è stato aperto uno sportello a Rieti. La Popolare del Lazio, invece, con 10 filiali continua a presidiare il territorio d’origine di Velletri e svolge il ruolo di capogruppo. «La Banca in forma di cooperativa ha sicuramente un miglior rapporto con i suoi soci in quanto il voto capitario impedisce che vi sia un socio dominante, con conseguente emarginazione degli altri soci, come è invece nelle s.p.a.», prosegue il presidente-notaio. «Queste però hanno un miglior rapporto con il mercato dei capitali in quanto capaci di attrarre quegli investitori istituzionali che rifuggono dalle cooperative proprio perché non accettano il voto capitario: per essi il voto deve essere commisurato alla quantità di azioni possedute dal socio».
La creazione di questo Gruppo, che è unico in Italia, «è stata un’operazione difficile e complessa perché le norme di diritto non sono costruite per favorire le “ambiguità”: o si è una cooperativa o una s.p.a.», continua Capecelatro. «L’operazione si è sviluppata quindi per gradi.
Il Messaggero