Pir, la domanda di investimento delle famiglie nel made in Italy può arrivare a 88 miliardi

La sede della Borsa a Piazza Affari
I Pir, piani individuali di risparmio introdotti nell’ordinamento italiano con la legge di stabilità 2017, l’anno scorso hanno rappresentato quasi il 15% dei...

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I Pir, piani individuali di risparmio introdotti nell’ordinamento italiano con la legge di stabilità 2017, l’anno scorso hanno rappresentato quasi il 15% dei flussi investiti dalle famiglie in strumenti gestiti e hanno ampi margini di diffusione. È quanto emerge da uno studio di Prometeia, presentato durante l’ottava edizione di Focus Pmi, l’Osservatorio sulle piccole e medie imprese organizzato dallo Studio Ls Lexjus Sinacta, secondo cui, sulla base della penetrazione dei Pir nei primi tre anni di vita, la domanda potenziale si situerebbe tra 34 e 88 miliardi di euro. Dall’avvio nel 2017 la raccolta è stata di 15,8 miliardi di euro, lo 0,9% del Pil, mentre in altri Paesi prodotti analoghi hanno raccolto dal 4 al 29% del Pil. «Il successo dei Pir è determinato dall’offerta e dagli incentivi, c’è molto margine per avvicinarsi alle Pmi, che hanno un fabbisogno rilevante di capitale e finanziamento», ha detto Davide Squarzoni, direttore generale di Prometeia Advisor Sim. Le ricadute positive sulle aziende sono potenzialmente molte: «Le aziende devono fare un piano industriale e finanziario, ragionare sul futuro e dare informazioni al mercato, imparando a confrontarsi con questo. Vedo molto favorevolmente questo strumento», ha aggiunto Angelo Tantazzi, presidente di Prometeia. I Pir sono anche uno strumento che consente l’avvicinamento delle Pmi alla Borsa, favorendone la quotazione: «I tempi sono maturi. Il ruolo della Borsa nell’accelerare la definizione di piani industriali è rilevante», ha spiegato Barbara Lunghi, primary market manager di Borsa Italiana.
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Il Messaggero