(Teleborsa) - L'ambiziosa agenda di riforme dell'Italia non ha un impatto immediato sul rating del Paese. Lo scrive S&P nel suo ultimo report. "Il nuovo Governo di unità...
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Poichè le elezioni devono aver luogo entro giugno 2023, il Governo Draghi "ha solo due anni per raggiungere i suoi obiettivi", si legge nel report che osserva anche come "le sfide strutturali a lungo termine dell'Italia comprendono l'invecchiamento della popolazione, un mercato del lavoro e dei prodotti altamente regolamentato, le grandi diseguaglianze economiche ed educative tra Nord e Sud e la scarsa capacità di attrarre investimenti dal resto del mondo".
Il nuovo Governo - si legge nel report - dovrà inoltre monitorare da vicino lo stato di salute del settore finanziario, data la sua bassa redditività e l'elevata esposizione alle piccole e medie imprese, duramente colpite dalla pandemia. Dallo scorso anno, ricorda S&P, il Governo italiano ha accettato di rilasciare garanzie fino al 25% del PIL a sostegno della liquidità per famiglie e imprese. Se si richiamassero queste garanzie, "il debito pubblico aumenterebbe oltre le nostre attuali aspettative".
S&P prevede un rimbalzo economico in Italia del 5,3% nel 2021, ipotizzando che la situazione sanitaria si normalizzi e che lo stimolo fiscale e monetario rimanga in atto. Nel 2020, il PIL si è contratto dell'8,8% poichè le restrizioni Covid hanno pesato sui consumi privati e sugli investimenti. Eppure, sottolinea S&P, "l'Italia è probabilmente ancora in una posizione leggermente migliore rispetto ad alcuni suoi vicini, grazie al settore manifatturiero, che è stato meno colpito del settore dei servizi dal secondo lockdown. Se l'Italia, destinata a essere il maggior beneficiario del Next Generation Eu, utilizzasse efficacemente la sua quota del fondo, ciò potrebbe stimolare gli investimenti pubblici, che sono stati inferiori di circa il 30% rispetto a prima dell'ultima crisi finanziaria". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero