Pensioni, il governo: no allo scatto sugli assegni di anzianità. Ma il sindacato si spacca

Pensioni, il governo: no allo scatto sugli assegni di anzianità. Ma il sindacato si spacca
Ancora due giorni. La trattativa sulle pensioni si allunga fino a martedì ma le probabilità che il confronto si concluda con un accordo tra il governo e le tre...

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Ancora due giorni. La trattativa sulle pensioni si allunga fino a martedì ma le probabilità che il confronto si concluda con un accordo tra il governo e le tre confederazioni sindacali appaiono ridotte al minimo. Ieri Paolo Gentiloni con i ministri Padoan, Poletti e Madia ha illustrato ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil il pacchetto da inserire nella legge di Bilancio sotto forma di emendamento. Rispetto a quanto emerso nei giorni scorsi, la principale (piccola) novità consiste nella possibilità di applicare l'esenzione dall'adeguamento all'aspettativa di vita per le 15 categorie individuate non solo alle pensioni di vecchiaia (il cui requisito di età salirebbe a 67 anni) ma anche a quelle anticipate, per le quali dal 2019 sarebbero richiesti 43 anni e 3 mesi di contributi agli uomini e 42 e 3 mesi per le donne. Senza adeguamento, l'asticella del requisito contributivo resterebbe fissata 5 mesi più in basso. Inoltre l'esecutivo ha confermato l'intenzione di accantonare in un apposito fondo le risorse non utilizzate per l'Ape social per allargare questa indennità ad altre attività gravose, in connessione con la proposta parlamentare che prevede di prorogare questa indennità a tutto il 2019.


Il documento consegnato dal governo riepiloga poi altri punti salienti della proposta, in linea i contenuti del verbale con cui poco più di un anno fa si concluse la prima fase della trattativa sulla previdenza. C'è la disponibilità a formare una commissione di studio che analizzi la «gravosità» dei singoli lavori per provare a determinare indicatori di speranza di vita differenziati. In attesa dei risultati, il meccanismo di calcolo sarebbe comunque rivisto: la variazione statistica delle prospettive di sopravvivenza verrebbe misurata sulle medie biennali con un massimo di tre mesi e il recupero di eventuali variazioni negative in riduzione degli incrementi successivi.

Un altro capitolo importante riguarda non i requisiti per la pensione ma la previdenza complementare: in particolare il trattamento fiscale dei fondi a cui aderiscono i dipendenti pubblici (oggi meno favorevole) verrebbe equiparato a quello di cui godono i privati: inoltre per i neoassunti (sempre dipendenti pubblici) si applicherebbe il principio del silenzio-assenso per quanto riguarda il conferimento del trattamento di fine rapporto (Tfr).


Come rilevato dallo stesso ministro Padoan, la risposta dei sindacati è stata differenziata; insomma c'è stata una spaccatura. Tendenzialmente favorevole la Cisl, contraria la Cgi, su una posizione intermedia la Uil. Per Annamaria Furlan le ulteriori aperture dell'esecutivo «sono assolutamente importanti e di non poco conto». «Bisogna sempre sfruttare tutto il tempo a disposizione» ha detto invece Carmelo Barbagallo riferendosi alle «correzioni e chiarimenti» chiesti dalla sua organizzazione. Ma Susanna Camusso non crede che ci sia «una volontà del governo di cambiare il peso delle sue proposte» e preannuncia la «mobilitazione». Quindi con tutta probabilità il passaggio di martedì potrà servire al massimo a portare la Uil verso il sì.

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Il Messaggero