Patto Stabilità, subito scontro: l'Austria di traverso sul debito

Il ministro delle Finanze di Vienna: no a nuove eccezioni che peggiorino l'equilibrio dei bilanci

Patto Stabilità, subito scontro: l'Austria di traverso sul debito
È subito scontro tra frugali e mediterranei sul futuro del Patto di stabilità e crescita. Nel giorno in cui all'Eurogruppo s'è aperto il confronto...

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È subito scontro tra frugali e mediterranei sul futuro del Patto di stabilità e crescita. Nel giorno in cui all'Eurogruppo s'è aperto il confronto sulla riforma delle regole di bilancio Ue, i falchi sono tornati ad affilare le unghie. A prendere l'iniziativa è stata l'Austria, capofila del fronte del rigore, in attesa che in Germania nasca il nuovo governo di coalizione: il ministro delle Finanze di Vienna Gernot Blümel si è detto contrario a «ulteriori eccezioni» alla disciplina sui conti pubblici Ue «per poter contrarre ulteriori debiti». Insomma, per i frugali la flessibilità che c'è basta e avanza. Una doccia fredda proprio all'inizio del dibattito fra i ministri dell'Economia sulla riforma del Patto prima del 2023, quando cioè torneranno operative - dopo quasi tre anni di sospensione - i tetti del Patto.

Eurogruppo, Gentiloni: crescita Area Euro positiva e incoraggiante

Le posizioni

Per ora si tratta di prendere le misure delle opposte posizioni, visto che tutti i ministri riuniti a Bruxelles sanno che il momento delle (complesse) decisioni è rinviato all'anno prossimo. «Durante l'estate abbiamo lanciato un'alleanza della responsabilità che ha l'obiettivo di abbassare gradualmente i livelli di indebitamento degli Stati, il che è cruciale per prepararsi alla prossima crisi», ha aggiunto l'austriaco, riferendosi alla nota congiunta firmata dai frugali di stretto rito - Danimarca, Paesi Bassi, Finlandia e Svezia -, ma anche da governi dell'est come Slovacchia e Repubblica Ceca. L'augurio di Blümel è però che presto la Germania torni a casa fra i rigoristi, magari con il liberale Christian Lindner al ministero delle Finanze: «È un rappresentante dell'atteggiamento tradizionale tedesco».
Acqua sul fuoco da parte di Paolo Gentiloni: la discussione è avviata, «ma non mi aspetterei soluzioni in tempi radissimi». Per il commissario all'Economia, «la revisione dovrà essere il primo capitolo di una nuova storia, necessaria a creare le condizioni per una crescita post-pandemica forte e sostenibile. Nei prossimi mesi dovremo lavorare sodo per costruire un consenso sulla via da seguire. Oggi abbiamo mosso i primi passi in questa direzione».

All'Eurogruppo, Gentiloni ha ricordato un mantra per le colombe: «La riduzione del debito è necessaria, ma deve avere ritmi realistici e compatibili con la crescita». Anche secondo il ministro francese Bruno Le Maire preservare «lo status quo è impossibile», visto che la pandemia ha portato il debito pubblico dell'Eurozona oltre il tetto psicologico del 100% del Pil. «Il criterio del 60% del rapporto debito/Pil è obsoleto. Vanno definite nuove regole per garantire l'unità della zona euro, ma su basi più realistiche».

Lo scambio

Un assist di peso è arrivato dai tecnici del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, che si sono espressi a favore del superamento del 60%. La tensione fra le capitali è però già alta, e per questo Bruxelles, prima di tirare in ballo numeri o modifiche concrete vuole strutturare lo scambio fra governi a partire dagli obiettivi comuni. Sul tavolo c'è anche la proposta di introdurre una green golden rule, scomputando dal calcolo del debito gli investimenti per la transizione verde.

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Il Messaggero