Paradisi fiscali: dalla Tunisia alle Barbados ecco la black list della Ue

Paradisi fiscali: dalla Tunisia alle Barbados ecco la black list della Ue
Senza i Panama Paper, i Paradise Paper e senza la pressione per la giustizia fiscale sul piano internazionale, e anche senza l'estremo bisogno per gli Stati di far cassa, la...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Senza i Panama Paper, i Paradise Paper e senza la pressione per la giustizia fiscale sul piano internazionale, e anche senza l'estremo bisogno per gli Stati di far cassa, la Ue non avrebbe mai pubblicato una lista nera delle giurisdizioni extra Unione «non cooperative». In sostanza i paradisi fiscali che non rispettano i principi di trasparenza e di buona condotta fiscale definiti da Ocse e G20. Invece, ora questa lista unica europea, la black list, c'è. Ne fanno parte 17 giurisdizioni, tanti soliti noti e anche qualche big dell'industria e della finanza planetarie.


Eccoli: Tunisia, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, American Samoa, Bahrain, Barbados, Grenada, Guam, Macao, Isole Marshall, Mongolia, Namibia, Palau, Panama, Saint Lucia, Samoa, Trinidad e Tobago. Non applicano i criteri stabiliti dalla Ue: standard minimi di trasparenza, giusta tassazione (con lo stop a regimi fiscali che attraggono profitti non corrispondenti a un'attività economica reale) e di contrasto dell'erosione della base imponibile. Non solo: c'è anche una una grey list, una lista grigia. Sono le giurisdizioni che hanno assunto impegni sui tre criteri per non rientrare nella black list ed evitare così l'effetto reputazionale negativo. Impegni che dovranno essere verificati.


Troviamo Svizzera, Turchia, Liechtestein, San Marino, Andorra, Hong Kong, Turchia, Qatar, Taiwan, Oman, Vietnam, Montenegro, Serbia, Bosnia Erzegovina, Tailandia, Giordania. In tutto 47 giurisdizioni per ora in purgatorio. Chi vuole uscire dalla lista deve adeguarsi agli standard. I ministri sono divisi tra un fronte che vuole sanzioni dissuasive (Belgio, Francia, Germania, Italia, Slovenia, Austria) e un fronte che ritiene sufficiente far parte delle due liste (Svezia, Irlanda, Lituania, Finlandia, Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Malta, Grecia, Regno Unito, i cui territori d'Oltremare come Channel Islands non appaiono nella black list. Qualche misura sarà presa: monitoraggio di certe transazioni o controlli contabili su chi beneficia dei regimi fiscali sospetti o ha accordi con i 17 della black list. L'Ecofin si limita a indicare le sanzioni che gli Stati potrebbero prendere: non deducibilità dei costi, regole per le società estere controllate, ritenuta alla fonte, limiti all'esenzione delle partecipazioni, requisiti speciali per la documentazione, informazione obbligatoria degli intermediari fiscali di regimi fiscali specifici.
  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero