(Teleborsa) - Le pubbliche amministrazioni si stanno muovendo rapidamente per mettere in atto la norma del decreto "Cura Italia" che prevede il lavoro agile quale modalità...
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Il conteggio tiene conto sia del lavoro agile che del telelavoro inteso, quest'ultimo, come lavoro che si svolge in un luogo fisico diverso dalla sede dell'azienda ma a questa collegato informaticamente tramite un'apposita rete e una postazione fissa.
Dai dati provvisori, aggiornati al 31 marzo 2020, relativi all'implementazione delle modalità di lavoro agile nelle Regioni e Province autonome emerge una media del 68,5% (inclusi i telelavoristi). In cima alla lista figura l'Abruzzo dove l'implementazione ha raggiunto il 100% dei lavoratori della PA (1415 su 1415). In seconda posizione, con il 96,6%, il Lazio (4340 dipendenti in lavoro agile su 4493). Al terzo posto con l'88,7%, la Lombardia (2987 lavoratori su 3367). Seguono le Marche (83,5%, 1726 in lavoro agile e 10 in telelavoro, su un totale di 2079 dipendenti pubblici); l'Emilia Romagna (78,8%, 2235 in lavoro agile e 461 in telelavoro su 3420 lavoratori); la Sardegna (78,7%, 2005 in smart working su 2547); la Liguria (74,1%, 950 dipendenti in lavoro agile su 1281); la Provincia autonoma di Bolzano (72,8%, 2800 in lavoro agile su 3845); il Piemonte (1711 in lavoro agile e 305 in telelavoro su 2954); la Calabria (68,1%, 944 su 1385); il Molise (63,5%, 395 su 622); l'Umbria (61,5%, 680 su 1106); la Sicilia (60%, 7800 su 13mila); il Friuli Venezia Giulia (55,7%, 1818 in lavoro agile e 34 in telelavoro su 3325); la Valle d'Aosta (54,3%, 1330 su 2450); il Veneto (51,9%, 1428 su 2749). Agli ultimi due posti, infine, la Basilicata ( 48,9%, 613 lavoratori su 1253) e la Puglia che con il 41,5% (1311 lavoratori agili su 3156) registra la percentuale più bassa a livello regionale.
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Il Messaggero