Nexi, in arrivo l'ok di Consob alla Borsa

L'ad di nexi Paolo Bertoluzzo
Sono nove gli istituti soci di Nexi che dovranno decidere se vendere o...

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Sono nove gli istituti soci di Nexi che dovranno decidere se vendere o meno le loro quote in sede di ipo, il percorso di quotazione in Borsa della società dei pagamenti che ormai procede in modo spedito. Dovrebbe arrivare a giorni, se non nelle prossime ore, secondo l'Adnkronos, il via libera della Consob al prospetto e quindi a tutti i passaggi per lo sbarco a Piazza Affari. Le partecipazioni delle banche sono residuali, per un pacchetto che non arriva al 6% del capitale complessivo della società, controllata al 94,193% dai fondi Bain Capital, Advent e Clessidra attraverso il veicolo Mercury. Nel dettaglio, stando al libro soci, è Banco Bpm quella ad avere la quota più rilevante, con l'1,631%. Seguono Creval, che oggi raggruppa l'1,3% (e ai tempi di Icbpi aveva il 20%, ndr), Banca Popolare di Sondrio (1,3%), Ubi banca (0,65%), Banca di Cividale (0,45%), Iccrea Banca (0,326%) e Banca Sella (0,131%). Banca Popolare del Frusinate e Banca Popolare Vesuviana detengono rispettivamente lo 0,0009% e lo 0,0007%. In tutto, si parla del 5,8% di Nexi. Quota che, stando all'intervallo di prezzo delle azioni deciso (minimo 8,50 e massimo di 10,35 euro per azione) e quindi a un equity value fino a 6,4 mld, potrebbe valere tra i 313 e i 370 milioni di euro circa. Che faranno gli istituti? Secondo quanto risulta da fonti finanziarie, andranno in ordine sparso: alcuni manterranno la stessa quota, aderendo all'aumento da 700 mln, altre andranno all'incasso. Nei giorni scorsi, l'ad di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, ha parlato dell'investimento come «non strategico» e la banca potrebbe valutare di vendere una parte della quota. Tenere le azioni potrebbe avere una sua logica, in vista di futuri apprezzamenti del titolo: il mercato dei pagamenti digitali è in forte crescita in Italia e la società userà i proventi dell'aumento di capitale per diminuire il debito, con l'obiettivo di raggiungere alla fine del 2019 un rapporto tra indebitamento finanziario netto e ebitda compreso tra 3 e 3,5 volte. Anche l'ex ad di Creval, Mauro Selvetti, ad esempio, pare non considerasse la quota strategica e probabilmente l'avrebbe venduta, ma ora spetta al nuovo ad Luigi Lovaglio decidere il da farsi. Secondo un report di Equita, «una sua eventuale valorizzazione avrebbe un impatto positivo sul capitale di Creval compreso tra i 20 e i 35 punti base». Detto questo, molto dipenderà anche dal prezzo finale che sarà fissato dal cda della società al termine del road show per presentare il gruppo ai potenziali investitori e che partirà dopo il via libera della Consob. Non è ancora facile dire quale potrà essere la data del debutto ma, salvo sorprese o ritardi, l'arrivo in Borsa di Nexi dovrebbe indicativamente avvenire entro la prima metà di aprile.
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Il Messaggero