La stretta sulle auto aziendali potrebbe comportare una drastica diminuzione delle immatricolazioni. La tassa, inserita nella bozza della manovra, ha provocato diversi malumori...
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«Aumentare oggi la tassazione dell’auto aziendale già pesante e farraginosa, dichiara Massimiliano Archiapatti – presidente di Aniasa- significa colpire intenzionalmente le capacità produttive del Paese, i lavoratori e un settore completamente fiscalizzato, che rappresenta sicuramente lo strumento più efficace per accelerare il rinnovo del parco, il più vecchio, inquinante e meno sicuro d’Europa con oltre 10 anni di anzianità. Con questa misura si favorirebbe tra l’altro il ritorno a soluzioni fuori dal tempo, come il rimborso chilometrico, senza controllo e tracciabilità tributaria, in totale spregio e contrapposizione alle innovazioni della fatturazione elettronica e della carta carburante».
Secondo Archiapatti per evitare questo scenario e allo stesso tempo andare incontro alle esisgenze delle casse statali sarebbe necessario: ripristinare il superammortamento per le auto a uso strumentale, una misura che ha portato maggiori entrate erariali (1 euro di super-ammortamento si è trasformato in 3 euro di entrate per lo Stato e gli enti locali), un aumento delle immatricolazioni con veicoli meno inquinanti e più sicuri, e quindi lo svecchiamento del parco circolante (il vero e unico provvedimento realmente a favore dell’ambiente). «Considerando solo le vetture del noleggio a lungo termine, tutti veicoli Euro 6, questa misura ha prodotto nel 2016 e 2017 rispettivamente 34.400 e 30.200 immatricolazioni in più (con maggiori entrate per l’Erario rispettivamente di 170 e 148 milioni di euro), promuovendo maggior correttezza fiscale, funzione fisiologicamente esercitata dal noleggio lungo termine. Replicarla sarebbe saggio per un governo in cerca di nuove risorse economiche e interessato ad ambiente e sviluppo», conclude il presidente di Aniasa.
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Il Messaggero