Lavoro, da CIG ad autonomi: le mosse anticrisi al vaglio del Governo

Lavoro, da CIG ad autonomi: le mosse anticrisi al vaglio del Governo
(Teleborsa) - Con lo stop forzato di molte categorie e settori in scia all'emergenza Covid nel nostro Paese che va avanti da quasi un anno ormai, il Governo continua a studiare le...

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(Teleborsa) - Con lo stop forzato di molte categorie e settori in scia all'emergenza Covid nel nostro Paese che va avanti da quasi un anno ormai, il Governo continua a studiare le "mosse" per cercare di limitare l'onda d'urto (che si annuncia, purtroppo, decisamente lunga) della crisi. Tre, in particolare, le misure pronte ad entrare nel Decreto Ristori.


Autonomi senza dubbio tra i più colpiti e proprio nell'ottica di limitare i danni, con la Legge di Bilancio è stato istituito presso il ministero del Lavoro di un Fondo con una dotazione iniziale di 1 miliardo di euro, per l'esonero parziale dal pagamento dei contributi previdenziali dovuti nel 2021 dai lavoratori autonomi e dai professionisti che abbiano percepito nel periodo d'imposta 2019 un reddito complessivo fino a 50mila euro e abbiano subìto un calo del fatturato (o dei corrispettivi) nel 2020 non inferiore al 33% rispetto al 2019.
Per assicurare a tutta la platea interessata lo sconto per l'intero 2021, la dote sarà incrementata di 1,5 miliardi.

Come scrive il Sole24Ore, altra misura al vaglio che dovrebbe valere intorno a 5 miliardi, è la proroga della cassa integrazione per 18 settimane. Al momento, ma siamo ancora in una fase di studio, l'idea è quella di assicurare 18 settimane di proroga della cassa Covid (gratuita) alle sole imprese del terziario lasciando una proroga di 4 settimane alle imprese che utilizzano la cassa ordinaria - industria, edilizia-, che al termine dell'utilizzo potrebbero, dunque, licenziare.

Infine, durante il tavolo sulla riforma degli ammortizzatori dei giorni scorsi tra Ministro del Lavoro Catalfo e Sindacati si è parlato anche di contratto di solidarietà difensiva con l'obiettivo di contenere l'ondata di possibili licenziamenti che potrebbero arrivare alla fine del blocco, ossia dal 31 marzo.

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Il Messaggero