Da rifare la causa sulla maxi multa a Intel

Da rifare la causa sulla maxi multa a Intel
La causa sulla maxi sanzione Ue a Intel per abuso di posizione dominante ritorna al Tribunale Ue: la Corte di Giustizia europea ha annullato la sentenza del Tribunale che aveva...

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La causa sulla maxi sanzione Ue a Intel per abuso di posizione dominante ritorna al Tribunale Ue: la Corte di Giustizia europea ha annullato la sentenza del Tribunale che aveva confermato l'ammenda di 1,06 miliardi di euro inflitta a Intel dalla Commissione per abuso di posizione dominante.  La Commissione Ue aveva multato il produttore statunitense di microprocessori Intel nel 2009, infliggendogli un'ammenda da 1,06 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante nel mercato dei processori. Secondo l'antitrust europeo, l'abuso  veniva perpetrato attraverso varie misure nei confronti dei propri clienti (produttori di computer) e del rivenditore europeo di dispositivi microelettronici Media-Saturn-Holding. Intel ha applicato, infatti, a quattro importanti produttori di computer (Dell, Lenovo, HP e NEC) sconti condizionati al fatto che questi si rifornissero presso di lei per tutto, o quasi tutto, il loro fabbisogno di processori x86. Allo stesso modo, Intel ha accordato pagamenti a Media-Saturn sottoposti alla condizione che quest'ultima vendesse esclusivamente computer dotati di processori x86 di Intel. Secondo la Commissione, tali sconti e pagamenti hanno garantito la fedeltà dei quattro produttori sopra menzionati e di Media-Saturn, distorcendo la concorrenza. Intel aveva fatto ricorso contro la decisione di Bruxelles al Tribunale dell'Ue, che però nel 2014 l'aveva interamente respinto. Intel ha impugnato anche la decisione del Tribunale, perché «avrebbe commesso un errore di diritto non esaminando gli sconti controversi alla luce di tutte le circostanze della fattispecie». E la Corte ha oggi accolto l'argomentazione di Intel: il Tribunale era tenuto ad esaminare tutti gli argomenti formulati dall'azienda, in particolare quelli sul cosiddetto test AEC, cioè as efficient competitor test, che è proprio lo strumento usato dalla Commissione per valutare l'abuso.
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Il Messaggero