IMA lascia la Borsa di Milano dopo 25 anni di quotazione

IMA lascia la Borsa di Milano dopo 25 anni di quotazione
(Teleborsa) - IMA, società bolognese leader mondiale nella progettazione e produzione di macchine automatiche per confezionamento, lascia la Borsa di Milano dopo 25 anni di...

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(Teleborsa) - IMA, società bolognese leader mondiale nella progettazione e produzione di macchine automatiche per confezionamento, lascia la Borsa di Milano dopo 25 anni di quotazione. La società di proprietà della famiglia Vacchi era quotata a Piazza Affari dal 1995 ed era nel segmento STAR dal 2001.


La società ha reso noto oggi che IMA BIDCO S.p.A. ha completato le formalità relative al completamento della procedura di squeeze-out con la conseguente e concomitante revoca della quotazione delle azioni di IMA S.p.A.

"L'OPA si è conclusa con successo, con una percentuale di azioni residue pari all'1,8%, indice del fatto che il mercato ha considerato eque le valutazioni degli azionisti di maggioranza rispetto all'offerta - ha commentato l'amministratore delegato di IMA Alberto Vacchi - Colgo l'occasione per ringraziare tutti gli attori del mercato, grandi e piccoli azionisti, analisti finanziari ed altri, che in questi anni hanno seguito e valorizzato le scelte industriali di IMA".

"L'esperienza di quotata è stata, secondo me, per quasi la metà della vita di IMA, che quest'anno celebrerà il 60° anniversario dalla fondazione, un'esperienza formativa e di stimolo - ha proseguito Vacchi - Ora IMA, con il nuovo socio BC Partners, sempre con il controllo del gruppo storico che ha fondato e guidato IMA, avvierà un ambizioso progetto di innovazione tecnologica per accrescere la sua competitività sui mercati".

IMA ha oggi circa 6.200 dipendenti, di cui circa 2.400 all'estero, e si avvale di 46 stabilimenti di produzione tra Italia, Germania, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti, India, Malesia, Cina e Argentina, oltre ad un'ampia rete commerciale di 29 filiali con servizi di vendita e assistenza in giro per il mondo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero