Palazzo Chigi, con Mef e Mise, continuano senza sosta nella ricerca di soluzioni alla vertenza Ilva. I tecnici incaricati stanno continuando nelle simulazioni e nelle ipotesi...
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MODELLO IRIBUS
Ma il ruolo di Invitalia potrebbe andare anche oltre, con l'entrata diretta nell'azionariato di Am Investco. A differenza di Cdp (cassa depositi e prestiti), Invitalia infatti non ha vincoli statutari che le impediscono di entrare nel capitale di società in difficoltà. Lo ha già fatto, ad esempio, per il salvataggio dell'Industria Italiana Autobus (Iia), la società che a suo tempo aveva acquisito l'ex Irisbus (Avellino) e l'ex BredaMenarinibus (Bologna). A gennaio scorso ha sottoscritto una parte consistente dell'aumento di capitale indispensabile per tirare fuori il gruppo dalle paludi economico-finanziarie in cui era caduto, diventando azionista con il 30%. Con la ricapitalizzazione, anche Leonardo (che già era nel capitale di Iia) ha aumentato la sua quota dall'11 al 20%. Uno schema che - fatte le dovute differenze di quote e impegno finanziario - potrebbe essere replicato con Am Investco, il gruppo di ArcelorMittal che ha sottoscritto gli accordi di affitto e poi acquisizione dell'ex Ilva.
Si tratta per ora di ipotesi esplorative. Nulla ancora è stato deciso. Anche perché tra l'altro in questo momento Invitalia è acefala: l'ad Domenico Arcuri è scaduto prima dell'estate, e da un paio di settimane l'agenzia è gestita dal collegio sindacale in attesa della nomina del nuovo ad. È dal 29 giugno scorso che il Mef sta cercando di sciogliere il nodo, l'urgenza per la vicenda Ilva potrebbe portare ad una decisione a breve.
Di certo il tempo che il premier ha strappato venerdì sera ai Mittal non è una variabile indipendente: il limite è dettato dalla tregua giudiziaria che i commissari straordinari di Ilva spa riusciranno a ottenere mercoledì 27 dal giudice del tribunale di Milano che deve decidere sul ricorso di urgenza contro il recesso. Il rinvio dell'udienza potrebbe essere fissato a 30/40 giorni. C'è un mese di tempo quindi per definire tutti i dettagli di una nuova intesa che convinca ArcelorMittal a desistere dal suo intento di abbandonare l'Italia.
Intanto a Taranto continua la protesta delle imprese dell'indotto. Nonostante le rassicurazioni fornite in più occasioni dall'azienda la settimana scorsa (le fatture scadute complessivamente ammontano a circa 60 milioni di euro per 150 aziende), solo pochissimi fornitori hanno iniziato a ricevere i bonifici. E la tensione è alle stelle. Oggi il presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro, e il governatore della Puglia, Michele Emiliano, avranno un incontro con l'ad del gruppo, Lucia Morselli, per la verifica dei documenti alla base dei crediti, così da cercare di sbloccare il prima possibile i pagamenti.
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Il Messaggero