Andrea Guerra: con il Jobs act lavoratore poco protetto

Andrea Guerra
Il Jobs act convince solo in parte il consigliere strategico di Renzi per la politica industriale, ex ad di Luxottica, Andrea Guerra. «Penso che dentro al Jobs act ci siano tante...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il Jobs act convince solo in parte il consigliere strategico di Renzi per la politica industriale, ex ad di Luxottica, Andrea Guerra. «Penso che dentro al Jobs act ci siano tante cose buone ma credo che manchi ancora qualcosa di fondamentale che è la protezione del lavoratore nel lungo periodo» rivela intervistato da Giovanni Minoli su Radio24. Secondo Guerra «la flessibilità ce la chiede il mondo, ma è fondamentale la qualificazione e riqualificazione».




Il consigliere strategico del premier non entra nei dettagli della sua critica, ma si intuisce che secondo la sua opinione la riforma del lavoro pecca sia sul lato degli ammortizzatori sociali, che su quello delle politiche attive. Nel primo caso il decreto attuativo estende il sussidio di disoccupazione Naspi a una buona fetta di precari finora esclusi da questa tutela, ma accorcia il periodo di copertura per alcune categorie di lavoratori. Il decreto di attuazione sulla parte della delega che rafforza le politiche attive - e quindi la riqualificazione e la ricollocazione del lavoratore che ha perso l’impiego - deve invece ancora essere varato dal governo.



Guerra si mostra molto critico anche nei confronti di chi esclude una parte del sindacato dal dialogo. È il caso della «linea Marchionne», che Guerra liquida in modo secco: «Non è la mia».



Gi. Fr. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero