C’è una cosa che colpisce, nel dibattito intorno all’acquisizione della Rizzoli Libri da parte della Mondadori. Ed è la scomparsa del “Caimano”. Provate a immaginare se...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Oggi, al contrario, nulla di tutto ciò. Qualche mugugno, un paio di articoli malevoli, un generico sentimento da si stava meglio quando si stava peggio tra le scrivanie di qualche redazione e poco altro. Per il resto, un confronto civile basato su argomenti razionali.
C'è chi pensa che la nuova Mondazzoli sia un'opportunità per competere a livello internazionale e chi storce il naso di fronte ad una concentrazione senza precedenti, ma nessuno lancia anatemi o evoca il Ventennio. Sembra quasi di vivere nel Paese normale che un autore Mondadori sognava qualche anno fa: un luogo nel quale le decisioni aziendali rispondono a criteri di mercato e vengono valutate in quanto tali. Un Paese nel quale si può discutere di cultura, di media e di editoria senza precipitare immediatamente nella guerra civile delle barricate contrapposte.
Rispetto al passato sono cambiate due cose. La prima è legata al mondo dell'editoria. Dove anche i più prevenuti hanno capito che i grandi gruppi non hanno alcun interesse a rendere tutti uguali i singoli marchi e ancor meno a censurarli. Einaudi non ha certo cambiato linea entrando a far parte del colosso di Segrate, così come Bompiani, Adelphi e Marsilio hanno conservato le proprie, distinte identità pur facendo capo alla Rizzoli. Alla luce dell'esperienza degli ultimi anni, neppure il girotondino più incallito riuscirebbe a sostenere che i grandi gruppi editoriali rappresentino una minaccia per la libertà di espressione.
Il cambiamento principale, però, è avvenuto a livello politico. Berlusconi c'è ancora. Gli antiberlusconiani pure. Ma la frattura decisiva non passa più di lì. Il fuoco del dibattito si è spostato altrove e le categorie mentali cha hanno dominato l'intero arco della Seconda Repubblica sono finalmente esaurite. Ciò non significa che siano esauriti i problemi. Ma può darsi che d'ora in poi si riesca ad affrontarli in modo un po' più laico. Sulla base dei fatti, anziché delle ideologie.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero