Il leader della Lega e vice premier Matteo Salvini l'ha ripetuto anche oggi: «Pensiamo al 15% non per tutti subito. Far pagare meno tasse non è l'obiettivo...
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Con le nuova imposta disegnata dalla Lega a beneficiarne di più saranno le famiglie con un solo reddito. Questo perché attualmente i redditi vengono tassati singolarmente e le detrazioni per i figli sono ripartite tra i genitori: così per esempio un solo reddito di 50 mila euro paga più Irpef di due da 25 mila euro ciascuno, perché su un reddito più alto viene applicata un'aliquota marginale maggiore. Qualora il parametro di riferimento fosse fissato sui guadagni dell'intero nucleo allora questa differenza scomparirebbe, a vantaggio proprio delle famiglie in cui lavora solo una persona.
C'è poi il problema del gettito. Le mancate entrare per 12-15 miliardi dovrebbero essere compensate almeno in parte con la cancellazione di una buona parte delle detrazioni e deduzioni attualmente in vigore. Con l'incognita di cosa accadrebbe al bonus di 80 euro varato dal governo di Matteo Renzi e destinato ai lavoratori dipendenti con imponibile fino a 26.600 euro.
La flat tax per le famiglie potrebbe valere 14,5 miliardi di sconto fiscale per circa 8 milioni di persone, con uno sgravio medio di circa 1.800 euro l'anno a contribuente, afferma la Confesercenti. Ma il rovescio della medaglia della misura, continua l'associazine dei commercianti, sta nella difficoltà di trovare le coperture per l'intervento perché imponendo sui dati delle dichiarazioni dei redditi un'aliquota del 15% per redditi medi compresi tra i 28 mila e i 55mila euro lordi l'anno, si determinerebbe una perdita di gettito di 14,5 miliardi, pari allo 0,8% del pil.
Flat tax, dual tax, quoziente familiare, revisione delle agevolazioni, taglio dell'Ires. Con la messa a punto del Def (e in vista delle europee del 26 maggio), le tasse tornano ad essere protagoniste del dibattito politico, con ipotesi e polemiche che, quasi in un gioco delle parti, si susseguono una dietro l'altra. Se sull'Ires un intervento correttivo arriverà nel dl crescita, per l'Irpef bisognerà invece aspettare la legge di bilancio 2020. Ecco una sintesi delle novità, già introdotte o in attesa di definizione.
- OGGI 5 SCAGLIONI IRPEF: L'Irpef è calcolata in base al reddito di ciascun contribuente ed è strutturata in cinque aliquote organizzate sul principio di progressività: a partire dal secondo scaglione le aliquote si applicano cioè solo sulla parte di reddito che eccede quella dello scaglione precedente. Si parte innanzitutto dalla no tax area dei redditi fino a 8.174 euro. Poi iniziano gli scaglioni. Fino a 15 mila euro annui scatta l'aliquota al 23%, da 15.001 a 28 mila euro al 27%; da 28.001 e 55 mila euro al 38%, da 55.001 a 75 mila euro al 41%; mentre oltre i 75 mila è al 43%.
- LE IPOTESI DI FLAT TAX: La Lega punta ora ad introdurre la flat tax al 15% sui redditi familiari (non del singolo contribuente) fino a 50.000 euro, seguita da uno «scivolo» per la fascia di reddito successiva.
- PER LE PARTITE IVA FORFAIT AL 15%: La manovra 2019 ha esteso il regime forfettario al 15% a tutte le partite Iva fino a 65 mila euro di reddito, garantendo ai nuovi contribuenti forfettari anche le agevolazioni fiscali previste per i contribuenti minimi, compreso l'esonero dall'obbligo di fatturazione elettronica. Dal 2020, le pmi o i professionisti che nell'anno precedente abbiano conseguito ricavi o compensi fino a 100.000 euro possono applicare al reddito d'impresa o lavoro autonomo eccedente i 65.000 euro l'imposta sostitutiva al 20%. La stessa legge di bilancio ha introdotto una flat tax al 15% anche per gli insegnanti che danno lezioni private.
- IRES, DA MINI A CALO PROGRESSIVO ALIQUOTE: La legge di bilancio ha introdotto la 'mini-Ires', il taglio di 9 punti dell'aliquota (dal 24% al 15%) per le imprese che assumono personale aggiuntivo e reinvestono gli utili in macchinari. Il meccanismo troppo complesso sembra però non aver funzionato, tanto da spingere ad una modifica nel dl crescita: il taglio dell'Ires sarà generalizzato e riguarderà gli utili non distribuiti e reinvestiti. Si passa al 22,5% quest'anno, al 21,5% nel 2020, al 20,5% nel 2021 e al 20% a regime dal 2022.
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Il Messaggero