(Teleborsa) - A un anno dall'ultimo accordo con i sindacati e a pochi giorni dalla nomina del nuovo amministratore delegato, Lucia Morselli, il caso Ilva potrebbe ripartire da...
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Una misura che cancella il cosiddetto "scudo legale" per ArcelorMittal. Già abolita ad aprile con l'articolo 46 del decreto legge Crescita, l'immunità penale per i vertici dell'ex Ilva era stata reintrodotta nel decreto salva imprese come condizione essenziale per ArcelorMittal. Dopo l'annuncio, lo scorso aprile, da parte di Di Maio, della soppressione dell'immunità i vertici di ArcelorMittal avevano, infatti, assicurato che se l'immunità fosse saltata avrebbero lasciato lo stabilimento di Taranto a partire dall'entrata in vigore del nuovo disposto. Una questione che ha visto schierarsi con la multinazionale anche Federmeccanica, Confindustria e sindacati metalmeccanici secondo i quali AncelorMittal aveva di fatto ereditato l'immunità insieme all'azienda e non si possono cambiare le regole in corso d'opera.
E ora l'ipotesi che il colosso siderurgico, subentrato a Ilva in amministrazione straordinaria dallo scorso novembre, possa abbandonare l'investimento su Taranto, si fa sempre più concreta. "La scelta di modificare nuovamente lo scudo penale per i lavoratori Arcelor Mittal dimostra un atteggiamento schizofrenico del Governo, che in modo maldestro cerca di recuperare voti su Taranto ma in realtà fornisce un buon alibi all'azienda per andar via. L'approccio terrapiattista elettoralistico sulle questioni industriali fa male ad ambiente, lavoratori e imprese. Un capolavoro" è stato il commento a caldo del segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli.
"Immaginavamo che la soluzione trovata nel dl imprese potesse essere un punto di equilibrio. Metterla adesso in discussione rischia di aprire ad una fase di ulteriore incertezza" ha affermato il segretario nazionale della Fiom Cgil, Gianni Venturi. Sulla questione è intervenuto anche Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, per il quale togliere lo scudo penale ad ArcelorMittal significa "dare un incentivo alla resa dell'azienda, a cui così non resta che abbandonare la sfida di continuare a produrre a Taranto, nonostante perda due milioni di euro al giorno".
Il Governo, con un ordine del giorno che sarà approvato in Aula, si è tuttavia impegnato a "ridiscutere la materia in un prossimo provvedimento".
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Il Messaggero