Manovra, l'agenzia di rating Dbrs non preoccupata da deficit Italia. Ma serve crescita

Manovra, l'agenzia di rating Dbrs non preoccupata da deficit Italia. Ma serve crescita
Non tutte le agenzie di rating sono preoccupate per la manovra italiana. Se Moody's ha tagliato il giudizio sul merito di credito tricolore e S&P ha mutato l'outlook a...

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Non tutte le agenzie di rating sono preoccupate per la manovra italiana. Se Moody's ha tagliato il giudizio sul merito di credito tricolore e S&P ha mutato l'outlook a "negativo", la canadese Dbrs si è detta "non eccessivamente preoccupata dal previsto aumento del deficit a condizione che i fondamentali economici del Paese non si deteriorino".


In un commento dal titolo "Italia: guardare oltre il clamore politico" l'agenzia ha spiegato che i rischi per la stabilità finanziaria causati dall'aumento dei rendimenti dei titoli di Stato "appaiono per il momento contenuti", che il sistema bancario ha compiuto progressi nella riduzione degli stock di crediti deteriorati e nel rafforzamento delle riserve di capitale, e che l'occupazione totale è ora al di sopra dei livelli pre-crisi.

Tuttavia, rileva nel contempo Dbrs, l'attività economica sta mostrando segnali di rallentamento in scia ad una congiuntura estera meno favorevole, ad una minore fiducia delle imprese e ai tassi di interesse più elevati. In questo quadro l'agenzia di rating, si legge ancora nel commento, non prevede un sostanziale miglioramento della performance e nei prossimi trimestri l'economia potrebbe risentirne negativamente.

Il problema principale, spiega, è dunque se il Governo riuscirà ad implementare misure a favore dell'occupazione e della crescita. Secondo Dbrs i due partiti al potere, Lega e Movimento 5 Stelle, "guardano alle elezioni europee di maggio 2019 come ad una opportunità per guadagnare ulteriori consensi piuttosto che lavorare su un'agenda realmente in grado di eliminare le debolezze strutturali del Paese. Questa mancanza di concentrazione è fonte di preoccupazioni", conclude l'agenzia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero