(Teleborsa) - "Sappiamo da tanti studi che in futuro saremo esposti ad ulteriori shock, non necessariamente pandemie, ma shock climatici, tecnologici, economici. Se sono piccoli e...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
"Le imprese – ha segnalato Giovannini – riconoscono che la sostenibilità è una necessità ma solo un terzo di loro ha una strategia per uno sviluppo sostenibile e un quinto non ha alcuna previsione di spesa in questo senso". Attualmente – secondo il ministro – vi è una "divaricazione in termini di visione del futuro tra soggetti innovativi che hanno capito e investono in quella direzione, soggetti spaventati e in attesa degli eventi, soggetti colpiti dalla crisi che hanno problemi diversi, non certo problemi del futuro ma quelli del presente". In tale scenario – ha proseguito Giovannini – "la politica ha la necessità di prendersi cura di tutti e tre questi gruppi di imprese ma anche di individui e di comunità". Bisogna "stimolare" chi vuole investire nel futuro ma questo cambiamento – ha ribadito il ministro – viene "percepito con tanto scetticismo e preoccupazione perché lo scetticismo della società italiana è altissimo ed è un ostacolo".
Giovannini ha, inoltre, evidenziato la necessità di "provare a dare certezze a chi oggi certezze non ha" orientando anche "i comportamenti di spesa, risparmio o investimento una volta superata la fase di emergenza sanitaria". Queste risorse "immobilizzate" – ha spiegato il ministro – potrebbero, infatti, essere "più facilmente orientate verso un futuro più equo e sostenibile".
Si tratta di una sfida – ha concluso Giovannini – che dobbiamo affrontare "con nuove categorie, non solo di pensiero ma di azione; con un modo diverso di vedere le politiche, che parta dall'idea di proteggere, promuovere, preparare, prevenire, trasformare. Ma per far questo, dobbiamo abbandonare l'idea dei due tempi: prima torniamo a come eravamo, poi penseremo alla trasformazione. È un'idea radicalmente sbagliata".
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero