Il salvataggio della Popolare di Bari è arrivato ieri notte, prima dell'apertura dei mercati ma con 48 ore di ritardo rispetto al Consiglio dei ministri convocato e poi...
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Bankitalia torna nel mirino: asse tra M5S e renziani
Tecnicamente i soldi arriveranno a Invitalia che li girerà al Mediocredito che potrà acquistare azioni della Popolare ricapitalizzandola. Altro denaro dovrebbe arrivare all'istituto pugliese dal Fondo Interbancario, cioè da tutte le altre banche italiane. Da questa operazione nasce di fatto il nucleo di una Banca del Sud: è importante notare che i 900 milioni saranno prelevati da un apposito fondo del Ministero dell'Economia già finanziato. Forse non saranno tutti impegnati da Mediocredito nel capitale della Popolare di Bari e quindi potrebbero essere usati poi per successive operazioni.
Dopo il commissariamento da parte di Bankitalia di una Banca che era assai chiacchierata da anni non c'era altro da fare che lanciarle una ciambella di salvataggio per evitare una corsa dei risparmiatori a ritirare i propri risparmi. Ma questo non ha impedito a Italia Viva e Cinque Stelle di polemizzare per tutta la giornata prima di presentarsi in Consiglio dei ministri.
GLI SLOGAN
Non a caso nel clima di tensione si iè inserito agevolmente Matteo Salvini che in serata dagli schermi televisivi ha avuto facile gioco a elencare slogan dopo l'altro. Bankitalia? «Non ha vigilato, va riformata». I salvataggi? «Renzi non può dare lezioni».
Però, per non avere sorprese, questa volta Palazzo Chigi aveva distribuito il testo del decreto ai rappresentanti dei partiti molte ore prima del Cdm, convocato alle 21.
Un consiglio dei ministri durante il quale il premier ha illustrato una relazione della Banca d'Italia sulla situazione della popolare pugliese e sull'attività di controllo effettuata da Via Nazionale. Conte prima del Cdm aveva speso parole di rassicurazione per i cittadini ma anche per attutire le tensioni nella maggioranza: «Il nostro obiettivo è tutelare i risparmiatori e non concederemo nulla ai responsabili di quella situazione critica, auspichiamo anzi azioni di responsabilità a loro carico». Di più: «È in gioco un tessuto produttivo in sofferenza. Faremo di necessità virtù: rilanceremo quella che potrebbe essere la più importante banca del Sud».
Una posizione accolta favorevolmente da Di Maio che è tornato a chiedere di «nazionalizzare» la banca dopo l'intervento pubblico. E di rendere noti i nomi (peraltro già in gran parte conosciuti) «dei prenditori vicini alla politica che hanno preso soldi e non li hanno restituiti».
Anche i 5Stelle hanno mostrato perplessità su Bankitalia e ieri hanno fatto sapere di voler accelerare il varo di una Commissione d'Inchiesta sulle banche anche per conoscere eventuali «omessi controlli».
Di tutt'altro tono le parole del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, che ha voluto sottolineare «la vicinanza del governo ai risparmiatori, ai dipendenti della banche e al tessuto imprenditoriale del territorio».
Alle polemiche assiste in silenzio un Pd nervoso che da tempo chiede una maggiore coesione della maggioranza. Oggi alle 19, dopo il voto sulla manovra al Senato, è previsto un vertice a Palazzo Chigi per sciogliere i nodi giustizia e autonomia. Non sarà una passeggiata. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero