La Banca d'Inghilterra sfida la Brexit e i dazi e alza i tassi di interesse

Mark Carney governatore della Boe
La Banca d’Inghilterra porta i tassi ai massimi di quasi un...

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La Banca d’Inghilterra porta i tassi ai massimi di quasi un decennio, sorprendendo tutti con una decisione unanime. Ma la preoccupazione per l’inflazione, oltre a scontentare gli industriali inglesi mettendo in secondo piano i rischi legati a Brexit e ai dazi commerciali, non convince del tutto i mercati: la sterlina, anziché salire, va giù. «Con un’inflazione generata internamente che sale, e la prospettiva di un eccesso di domanda, una lieve stretta alla politica monetaria è appropriata», ha detto il governatore Mark Carney ai giornalisti. «La Banca è preparata a qualsiasi strada prenda l’economia, incluso un ampio ventaglio di potenziali esiti della Brexit». Con nove voti a zero, l’unanimità, il Comitato di politica monetaria ha deciso di portare il costo del denaro allo 0,75% dallo 0,50%, il secondo rialzo dalla grande crisi finanziaria: un voto così compatto non se lo aspettava quasi nessuno, anche se per qualche mese la Bank of England starà ferma: non ci si aspetta un nuovo rialzo prima di marzo, la data dell’entrata in vigore a tutti gli effetti di Brexit in vista della quale, come ha riconosciuto Carney, il negoziato con l’Unione europea entra in una «momento critico». Per un certo verso il banchiere canadese può rivendicare di aver avuto ragione a maggio, quando aveva previsto che il calo della crescita nel primo trimestre sarebbe stato temporaneo. Nel suo Inflation Report, la Banca d’Inghilterra ha tagliato la sua stima di crescita globale, mantenendo però praticamente invariate quelle sull’economia interna: si attende un’espansione dell’1,4% quest’anno quest’anno e una media dell’1,75% fino al 2020. Nessun terremoto Brexit, insomma. Tuttavia la scelta di alzare i tassi potrebbe rivelarsi rischiosa di fronte all’incertezza che incombe sul negoziato fra Londra e Bruxelles. È anche per questo che i mercati non sono andati del tutto dietro alla scelta di oggi della Bank of England: la sterlina, anziché salire, è piombata in pochi minuti da oltre 1,3120 dollari fino a meno di 1,3020, perdendo quasi l’1%. Critiche le imprese inglesi: Tej Parikh, economista senior dell’Institute of Directors che rappresenta cica 3.000 imprese, la Bank of England «avrebbe fatto meglio a tenere i tassi fermi fino a novembre, così da tenere in conto le importanti scadenze di Brexit e capire meglio il trend dei salari»: La Camera di commercio inglese è persino più perentoria, e giudica la decisione voluta da Carney «inopportuna». Più cauta la Confederation of British Industry, secondo cui i rialzi futuri dei tassi saranno «molto lenti e limitati».
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Il Messaggero