Roma, antitrust boccia l'equo compenso: ostacola la concorrenza

Roma, antitrust boccia l'equo compenso: ostacola la concorrenza
Bocciatura senza appello da parte dell' Antitrust per le norme sull'equo compenso contenute nel dl fiscale. In una segnalazione ai presidenti delle Camere ed al premier,...

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Bocciatura senza appello da parte dell' Antitrust per le norme sull'equo compenso contenute nel dl fiscale. In una segnalazione ai presidenti delle Camere ed al premier, il Garante sottolinea che l'equo compenso «in quanto idoneo a reintrodurre un sistema di tariffe minime, peraltro esteso all'intero settore dei servizi professionali, non risponde ai principi di proporzionalità concorrenziale» e si pone «in stridente controtendenza con i processi di liberalizzazione» che hanno riguardato anche «il settore delle professioni regolamentate».


«La norma, nella misura in cui collega l'equità del compenso ai paramenti tariffari contenuti nei decreti anzidetti, reintroduce di fatto i minimi tariffari, con l'effetto di ostacolare la concorrenza di prezzo tra professionisti nelle relazioni commerciali con tali tipologie di clienti», si legge nella segnalazione in cui commenta positivamente l'approvazione della legge annuale per la concorrenza, ma «osserva con preoccupazione» due temi presenti nel dl fiscale che «sembrano segnare un'inversione di tendenza» nel processo pro-concorrenza: l'equo compenso, appunto, e la riforma della raccolta dei diritti d'autore.


Con l'equo compenso, in particolare, secondo l' Antitrust, così «viene sottratta alla libera contrattazione tra le parti la determinazione del compenso dei professionisti (ancorché solo con riferimento a determinate categorie di clienti)», mentre «sarebbero i newcomer», gli ultimi arrivati sul mercato delle professioni, «ad essere pregiudicati dalla reintroduzione di tariffe minime» perché «vedrebbero drasticamente compromesse le opportunità di farsi conoscere sul mercato e di competere con i colleghi affermati». Allo stesso tempo, «la reintroduzione di prezzi minimi cui si perverrebbe attraverso la previsione ex lege del principio dell'equo compenso finirebbe per limitare confronti concorrenziali tra gli appartenenti alla medesima categoria, piuttosto che tutelare interessi della collettività», scrive ancora l'Autorità guidata da Giovanni Pitruzzella.
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Il Messaggero