Alitalia, la Ue chiede lumi sul prestito: il governo blinda l'operazione

L'attenzione del governo «è altissima» sul dossier Alitalia. L'esecutivo giallo-rosso, esattamente come per le sorti dell'acciaieria ex Ilva, non ha...

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L'attenzione del governo «è altissima» sul dossier Alitalia. L'esecutivo giallo-rosso, esattamente come per le sorti dell'acciaieria ex Ilva, non ha alcuna intenzione di passare alla storia come chi ha portato alla liquidazione la compagnia di bandiera. Non a caso il ministro dello Sviluppo economico (Mise), Stefano Patuanelli, nel dare l'incarico al nuovo supercommissario Giuseppe Leogrande, ha parlato di «rilancio».


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NO A STRAPPI
Il governo, secondo quanto filtra dal Mise non ha allo studio lo spacchettamento della società. Ma, appunto, punta al suo rilancio. «In ogni caso sarà il nuovo commissario a dire cosa vuole fare», viene precisato. Come a dire: se Leogrande dovesse decidere di dividere in tre Alitalia per renderla appetibile sul mercato, il governo non si metterebbe di traverso. Tra le ipotesi c'è infatti anche quella di separe la parte aviation (piloti e hostess), da quella dei servizi di terra, mentre c'è anche chi punta a creare un polo autonomo della manutenzione, esterno all'azienda.
Ma per il governo c'è anche il fronte europeo. Non ci dovrebbero essere problemi, spiegano alcune fonti del Mise, di certo qualche preoccupazione però resta. Visto che proprio da Bruxelles non sono arrivati segnali chiari. Anzi. Recentemente un portavoce della Commissione Ue ha ribadito che è stato acceso un faro sull'operazione e che si aspettano dettagli, ovvero l'approvazione definitiva, prima di esprime un giudizio definito. Di certo l'ipotesi che si tratti di aiuti di Stato aleggia con forza.

LA LINEA
Il decreto sul prestito da 400 milioni (che finirà nella legge di bilancio per essere approvato con sicurezza entro il 31 dicembre) «non cambia rispetto a prima», spiegano ancora da Palazzo Chigi. Il governo dovrà però «dimostrare a Bruxelles che c'è continuità aziendale». Insomma, ci sarà da lavorare per evitare l'avvio di una procedura d'infrazione.

Anche perché la gestione commissariale, nominata durante il governo di Paolo Gentiloni dall'allora ministro Carlo Calenda, aveva ottenuto i 900 milioni del prestito proprio in funzione di un programma di cessione dell'attività. Cessione che poi non si è concretizzata. Alitalia non solo non è stata in grado di restituire i 900 milioni, ma non ha versato al Mef neppure gli interessi per 145 milioni maturati fino al 31 maggio scorso. Ora con altri 400 milioni di prestito ponte in cassa la compagnia dovrebbe riuscire a volare fino in vista di un nuovo alleato. O comunque dopo la ristrutturazione dei costi e il taglio delle spese.


I 400 milioni di euro, ha ribadito Patuanelli, «non sono una forma di assistenzialismo, ma dovranno finanziare il percorso finale per il rilancio della compagnia. Alitalia rimane una risorsa e un asset importante per il nostro Paese». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero