Alitalia, il Pd studia un nuovo piano con garanzia pubblica

«Prendendo un po' di tempo le condizioni per una soluzione ci sono tutte. Alitalia si può salvare». Matteo Renzi, che non vuole andare alle elezioni con il...

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«Prendendo un po' di tempo le condizioni per una soluzione ci sono tutte. Alitalia si può salvare». Matteo Renzi, che non vuole andare alle elezioni con il fallimento della compagnia aerea e il licenziamento di migliaia di lavoratori sulle spalle, comincia a delineare la proposta che entro il 15 maggio farà al governo. E offre anche un modello per la soluzione: «L'operazione Meridiana sembrava impossibile, non è stato facile e i dipendenti hanno perso qualcosa, ma ora Qatar Airways ha risolto la questione e la compagnia ha una prospettiva. Senza buttare soldi pubblici».

Si tratta ancora di una suggestione o poco più. Ma il presidente del Pd Matteo Orfini, che ha in mano il dossier, offre qualche dettaglio. La premessa: «Stiamo studiando tutte le ipotesi per scongiurare la liquidazione della compagnia aerea che produrrebbe gravi sofferenze sociali e un oggettivo indebolimento del Paese e della sua capacità competitiva». La sostanza: «Tra le varie soluzioni esplorate c'è una sinergia tra pubblico e privato. Stiamo cercando di capire se ci può essere una garanzia pubblica per un nuovo piano industriale. Ciò non vuol dire mettere in Alitalia soldi dei contribuenti, ma costruire un nuovo progetto industriale in cui il pubblico possa essere rappresentato per rassicurare eventuali investitori o partner industriali». Come? Garantendo probabilmente un cuscinetto finanziario che protegga gli eventuali nuovi soci industriali dal default, così come previsto dal contingent equity del precedente piano tramite l'intervento di Invitalia.

Che questa sia l'ipotesi esplorata da Renzi - nonostante la necessità di dover affrontare una difficile trattativa con Bruxelles e la contrarietà del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan - è confermato da Graziano Delrio: «Chiunque fosse disponibile a scommettere su Alitalia va aiutato, che siano fondi d'investimento o altri vettori aerei», dichiara il ministro dei Trasporti, «l'importante è non svendere, ma mantenere il patrimonio di Alitalia intatto».
Delrio, in contatto con Renzi, esclude «lo spezzatino» della compagnia aerea e afferma che lavora e continuerà a lavorare «per scongiurare la liquidazione, in modo da evitare sofferenze ai lavoratori e all'economia italiana». Allo stesso tempo, il ministro sembra escludere un intervento della Cassa depositi e prestiti: «Le sue valutazioni non mi pare siano positive». E soprattutto boccia l'ipotesi di un intervento di Ferrovie: «Quello del trasporto aereo è un mercato altamente competitivo, e per questo non bisogna trascinarci dentro aziende pubbliche che non hanno lo stesso core business. Ferrovie investe 6 miliardi nel nostro Paese e non dobbiamo distoglierla e trascinarla in un settore che non è il suo».

IL RUOLO DI MEDIAZIONE

La strada, insomma, è stretta e impervia. Renzi però, che non intende andare alle elezioni con 20 mila dipendenti di Alitalia e dell'indotto a spasso, proverà a renderla più agevole. «Se domenica verrà eletto segretario», spiega il capo della comunicazione Michele Anzaldi, «Matteo si metterà a fare il mediatore. Incontrerà Gentiloni, Delrio, vedrà Gubitosi che dovrebbe essere il commissario dal governo. Spingerà affinché venga varato un nuovo piano industriale. Dobbiamo dare una nuova chance ai lavoratori, farli riflettere sul loro no innescato probabilmente da una comunicazione insufficiente...». Colpevoli: i sindacati. Quei sindacati che secondo lo sfidante alla segreteria, Andrea Orlando, «sono stati delegittimati» proprio da Renzi, «rendendo la vertenza ancora più difficile». Eppure, proprio i sindacati sono i primi a far sapere di essere pronti a sedersi al tavolo per il salvataggio di Alitalia. E sperano che l'ottimismo del nemico Renzi sia contagioso: «Ci sono aziende che sembrano morte e decotte, decrepite che poi ripartono. Vedi la Fiat, tanto di cappello a Marchionne, o Ferrovie che è un modello di eccellenza. Proviamo a fare lo stesso con Alitalia, di cui quand'ero al governo non mi sono mai occupato...».

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Il Messaggero