Finanziamenti europei per lo sviluppo rurale rischiano di tornare dritti nelle casse di Bruxelles. Così potrebbero finire dei fondi che attiverebbero investimenti pubblici...
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Secondo il monitoraggio realizzato sui dati del ministero delle Politiche Agricole si evidenzia la necessità di una decisa accelerazione nell'attuazione dei programmi.
Le regioni Puglia, Abruzzo, Liguria, Marche e Friuli Venezia Giulia rischiano infatti di perdere una buona parte delle
risorse impegnate per il 2015 secondo la regola dell'N+3 e cioè l'obbligo di spendere entro tre anni dall'anno previsto d'impegno.
«Si tratta di finanziamenti per misure finalizzate tra l'altro all'ammodernamento delle imprese agricole, ai progetti di filiera, al biologico, alla difesa della biodiversità, alla forestazione e all'insediamento dei giovani agricoltori contenuti
nei piani di sviluppo rurale», spiega la Coldiretti.
Dallo stato di attuazione dei Psr (Programma di Sviluppo Rurale) emerge che la spesa relativa alla programmazione 2014-2020 in media è stata del 23% con una spesa complessiva di 4,7 miliardi di euro. «Così come è non va. Bisogna evitare di ridare i soldi a Bruxelles. Il nostro Paese non è credibile se chiede altri soldi e poi non li spende», commenta il neo presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
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Il Messaggero