Agenzia delle entrate: saldo e stralcio per oltre 12 milioni di posizioni debitorie

Agenzia delle entrate: saldo e stralcio per oltre 12 milioni di posizioni debitorie
(Teleborsa) - Per inaugurare il nuovo anno l'agente pubblico della riscossione ha deciso di stralciare oltre 12 milioni di posizioni debitorie sotto quota mille a beneficio di ben...

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(Teleborsa) - Per inaugurare il nuovo anno l'agente pubblico della riscossione ha deciso di stralciare oltre 12 milioni di posizioni debitorie sotto quota mille a beneficio di ben 5 milioni di cittadini. E così vecchie multe, bolli auto o tasse non pagate tra il 2000 e il 2010, a partire dal primo gennaio 2019, sono state annullate. Per comprendere se si fa parte dei "graziati" il decreto fiscale collegato alla manovra prevede quattro vie di verifica telematiche. Direttamente da casa, infatti il contribuente potrà verificare la cancellazione entrando nell'area a lui riservata dall'Ader. Una volta nel sito la prima modalità di accesso con cui entrare nel sistema sarà lo Spid (Sistema pubblico di identità digitale).


La seconda possibilità sarà digitare le credenziali rilasciate dall'agenzia delle Entrate composte da Codice fiscale, password e Pin. La terza, da poter utilizzare nel caso mancassero le prime due chiavi di accesso, è il Pin rilasciato dall'Inps e l'utima infine è quella data dalla Smartcard o Carta nazionale dei servizi.

Ad essere esclusi dallo stralcio i debiti considerati illegittimi dalla Ue, come quelli derivanti dal recupero degli aiuti di Stato o derivanti da condanne pronunciate dalla Corte dei conti, e quelli collegati all'imposta sul valore aggiunto riscossa all'importazione.

L'articolo 4 del decreto prevede infine che le somme debitorie che avrebbero usufruito dello stralcio, già saldate prima del 24 ottobre 2018, rimarranno definitivamente acquisite, mentre gli importi versati dopo il 24 ottobre (entrata in vigore del decreto) potranno essere eventualmente inclusi nella definizione agevolata prima del versamento o considerati come debiti scaduti o in scadenza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero