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Sono le donne a restare doppiamente schiacciate dagli effetti dei cambiamenti climatici. La desertificazione, l'inquinamento di vaste regioni del pianeta, l'alta percentuale di C02 nell'atmosfera finiscono per avere un impatto sproporzionato e difforme su uomini e donne. Si tratta di un aspetto poco conosciuto anche se viene dibattuto ciclicamente - da almeno vent'anni all'interno dei consessi internazionali senza che però approdi mai a politiche concrete per ridurre anche questo gap di genere. Nonostante gli sforzi finora fatti rimane un argomento marginale, quasi trasparente nei processi decisionali, benché abbia a che vedere con una ampia fetta della popolazione femminile mondiale.
I DATI
Secondo l'Onu l'80 per cento dei profughi climatici è di sesso femminile e il 70% degli 1,3 miliardi di persone che vivono in condizioni di povertà - soprattutto in zone rurali è rappresentato da donne.
I numeri sono a dir poco mostruosi anche perché non si tratta di una stima o di una percezione legata ad aspetti teorici. Ormai i rilevamenti fatti quasi in tempo reale sono piuttosto precisi, così come le previsioni sul futuro. L'esistenza della mancanza di equità coinvolge persino aspetti climatici e ancora una volta sono le donne a pagare di più. Da decenni un gruppo di climatologhe ed economiste legate all'IPCC - il team che elabora monumentali studi scientifici all'Onu sul climate-change lancia ciclici, allarmanti messaggi al mondo politico internazionale che fa orecchie da mercante. Dalle pagine delle ultimissime ricerche, una di pochi giorni fa, emerge una fotografia sconcertante. La donna nei paesi in via di sviluppo resta un soggetto emarginato.
IL GAP
Ed è proprio questa disattenzione che finisce per rallentare la catena delle possibili soluzioni climatiche future.
Il Messaggero