Le donne sono le prime vittime delle emergenze climatiche

Le donne sono le prime vittime delle emergenze climatiche
di Franca Giansoldati
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Domenica 21 Agosto 2022, 10:29

Sono le donne a restare doppiamente schiacciate dagli effetti dei cambiamenti climatici. La desertificazione, l'inquinamento di vaste regioni del pianeta, l'alta percentuale di C02 nell'atmosfera finiscono per avere un impatto sproporzionato e difforme su uomini e donne. Si tratta di un aspetto poco conosciuto anche se viene dibattuto ciclicamente - da almeno vent'anni all'interno dei consessi internazionali senza che però approdi mai a politiche concrete per ridurre anche questo gap di genere. Nonostante gli sforzi finora fatti rimane un argomento marginale, quasi trasparente nei processi decisionali, benché abbia a che vedere con una ampia fetta della popolazione femminile mondiale.
I DATI
Secondo l'Onu l'80 per cento dei profughi climatici è di sesso femminile e il 70% degli 1,3 miliardi di persone che vivono in condizioni di povertà - soprattutto in zone rurali è rappresentato da donne.
I numeri sono a dir poco mostruosi anche perché non si tratta di una stima o di una percezione legata ad aspetti teorici. Ormai i rilevamenti fatti quasi in tempo reale sono piuttosto precisi, così come le previsioni sul futuro. L'esistenza della mancanza di equità coinvolge persino aspetti climatici e ancora una volta sono le donne a pagare di più. Da decenni un gruppo di climatologhe ed economiste legate all'IPCC - il team che elabora monumentali studi scientifici all'Onu sul climate-change lancia ciclici, allarmanti messaggi al mondo politico internazionale che fa orecchie da mercante. Dalle pagine delle ultimissime ricerche, una di pochi giorni fa, emerge una fotografia sconcertante. La donna nei paesi in via di sviluppo resta un soggetto emarginato.
IL GAP
Ed è proprio questa disattenzione che finisce per rallentare la catena delle possibili soluzioni climatiche future. La eurodeputata svedese Linnea Engstrom ha sintetizzato bene davanti alla Commissione Diritti della Donna e uguaglianza di genere (FEMM) in cosa consista questo gap. «Uomini e donne sono colpiti diversamente dai cambiamenti climatici nelle aree con condizioni socio economiche difficili. I numeri ci dicono che le donne hanno molte più possibilità degli uomini di morire a causa di un disastro naturale». Qualche altro esempio: nelle comunità dei paesi in via di sviluppo sono le donne a dipendere maggiormente dalle risorse naturali per il sostentamento della comunità, a cominciare dall'approvvigionamento idrico per mandare avanti la casa, o da quello energetico per cucinare e riscaldarsi, visto che la sicurezza alimentare dei propri figli dipende direttamente da loro. Eppure non hanno quasi mai accesso diretto a risorse come la terra, il micro credito, i fattori di produzione agricoli, né riescono ancora ad incidere nelle strutture decisionali locali, sfruttare la tecnologia esistente, la formazione e i servizi di divulgazione che migliorerebbero certamente la loro capacità di adattamento ai cambiamenti in atto. In Vietnam uno dei tanti casi emblematici - secondo la Costituzione del 2013 le donne godono sulla carta di pari diritti per stipulare contratti di proprietà fondiaria e per amministrare la proprietà, ma poi nei fatti la strada, specie nelle zone rurali, per loro è tutta in salita. La scienziata sudanese Balgis Osman-Elasha, una delle principali autrici del rapporto di valutazione dell'IPCC, fa notare come nei Paesi africani e asiatici la progressiva scarsità d'acqua amplifichi notevolmente il carico di lavoro femminile in termini di approvvigionamento idrico o raccolta di legna da ardere. L'effetto domino di queste necessità domestiche finisce per essere micidiale poiché a dover fare lunghi tragitti per la raccolta dell'acqua sono le bambine che, a questo punto, non vengono più mandate a scuola e sono le prime a dover abbandonare gli studi. Già nel 2008, alla seconda conferenza dell'Arab Woman Organization (AWO) organizzata negli Emirati, venne lanciato il primo Sos. Anche questo inascoltato.

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