Le ultime donne birmane col volto tatuato, terribile tradizione avviata per scoraggiare i rapimenti delle ragazze

Le ultime donne birmane col volto tatuato, terribile tradizione avviata per scoraggiare i rapimenti delle ragazze
Un tatuaggio per rendersi talmente brutte ed evitare di essere rapite. Era l'unico modo che le donne Chin, una zona del Myanmar, avevano per difendersi dalla pratica brutale...

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Un tatuaggio per rendersi talmente brutte ed evitare di essere rapite. Era l'unico modo che le donne Chin, una zona del Myanmar, avevano per difendersi dalla pratica brutale del rapimento. Una tradizione - quella del tatuaggio sul volto - che si perde nei secoli, e che con la modernità sta in parte scomparendo. Protagoniste sono le donne di alcune tribù della ex Birmania, ultimamente immortalate dal fotografo italiano Marco Vendittelli, originario di Sorrento, che ha ritratto i loro volti in una carrellata di scatti.

 

 L’usanza era molto diffusa fino a pochi decenni fa nello Stato occidentale di Chin, al confine con il Bangladesh, finchè nel 1962 il governo l’ha messa fuorilegge nel tentativo di modernizzare il paese. Queste donne ancora vivono in una dozzina di clan sparsi nella regione, testimoni viventi di quella che con il tempo si è trasformata in un’arte e che non andrà perduta grazie alle fotografie di Vendittelli, che per una settimana ha incontrato i membri delle tribù Dai, Muun, Yindu, Upu, Mkaan e Ngaya.

Le donne Muun, per esempio, hanno il viso tatuato da una serie di piccoli anelli concatenati che disposti a mezza luna scendono dalle guance fino al collo; le donne Dai hanno invece il viso completamente tatuato da centinaia di piccoli punti, mentre il tatuaggio delle donne Mkaan è costituito da un motivo di linee disposte a raggiera che fanno assomigliare il disegno alla ragnatela tessuta da un ragno.

Ogni tatuaggio è diverso, unico, una intricata rete decorativa tanto particolare che negli ultimi anni si sta assistendo a un inaspettato ritorno. Molti uomini, adesso, sognano di sposare soltanto ragazze tatuate, perché con gli anni quei disegni facciali si sono trasformati in simbolo di appartenenza e sinonimo della bellezza delle giovani locali

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Il Messaggero