La compagnia teatrale “Le Donne del Muro Alto” di Rebibbia presenta l’audiolibro “Ramona e Giulietta”

Le donne del muro alto
Il teatro come potenziale agente di cambiamento. Per dimostrarlo martedì 15 dicembre alle ore 21:00 sulla pagina Facebook @ledonnedelmuroalto "va in onda" la...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Il teatro come potenziale agente di cambiamento. Per dimostrarlo martedì 15 dicembre alle ore 21:00 sulla pagina Facebook @ledonnedelmuroalto "va in onda" la lettura dell’audiolibro dello spettacolo “Ramona e Giulietta”. Il testo è scritto e recitato dalle attrici detenute nella casa circondariale di Rebibbia femminile e dalle ex detenute che hanno fatto parte della compagnia teatrale “Le Donne del Muro Alto” nata proprio a Rebibbia femminile. 

Il progetto “Le Donne Del Muro Alto” attraverso gli spettacoli permette di aprire le porte del carcere e far conoscere un po' di questo mondo, delle detenute attrici della massima sicurezza della Casa di reclusione di Rebibbia Femminile. Francesca Tricarico è la regista teatrale che da tempo porta avanti il progetto educativo insieme alle detenute del carcere romano di Rebibbia insieme all'associazione Per Ananke. «È la registrazione video della lettura dell'audio libro - racconta Tricarico - che abbiamo realizzato non potendo andare in scena con il nostro spettacolo. È un progetto per noi importante perché lo abbiamo iniziato in carcere con le stesse signore che poi sono uscite in detenzione alternativa con cui abbiamo proseguito il lavoro fuori».

L'idea nasce dalla concezione che il carcere dovrebbe essere il luogo della rieducazione, del viaggio verso il reinserimento nella società, della scoperta di sé, dell'altro e della società stessa. L’attività teatrale quindi riacquista la sua funzione terapeutica e pedagogica. Il progetto è finanziato dalla Regione Lazio #OfficinediTeatroSociale e dal contributo liberale della Banca D’Italia.

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero