La gladiatura era una questione (anche) di donne. Potevano esibirsi in duelli armati sull'arena del Colosseo al cospetto di imperatori come Tito, trasformarsi in cacciatrici...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
GLI SPETTACOLI
Eppure le donne c'erano. «La presenza di donne nelle arene rappresentava una eccezione - racconta Gian Luca Gregori - una peculiarità, spiegabile con la volontà di offrire qualcosa di nuovo». E l'archeologia aiuta. «Il documento più loquace - dice il professore - è un rilievo dalla città di Alicarnasso, oggi in Turchia, che raffigura il duello di due donne, armate e dai nomi allusivi alla loro bravura con le armi, Amazon e Achillia; entrambe combatterono con ardimento e il duello finì in parità». Le indagini delle fonti storiche sono state un passaggio chiave. «Le maggiori informazioni le danno i poeti Marziale e Giovenale e il biografo Svetonio, ma le loro notizie sono confermate dallo storico Cassio Dione», spiega Gregori. Gli imperatori che fecero scendere nell'arena anche le donne furono Nerone, Tito e Domiziano.«Un fenomeno circoscritto che tuttavia dovette protrarsi ancora fino al 200 d.C., quando Settimio Severo, dopo un ultimo spettacolo che aveva visto anche la partecipazione di donne, decise di proibirle». E il Colosseo accolse le donne. «Combatterono negli spettacoli di Tito. Alcune di loro proprio in occasione degli spettacoli nell'80 d.C. per l'inaugurazione dell'anfiteatro».
Ma chi erano queste donne? «Non si doveva trattare di donne professioniste - commenta Gregori - spesso si parla anzi di donne appartenenti all'ordine senatorio o equestre, dunque fra le più importanti della società del tempo, costrette dall'imperatore a esibirsi, ma talora lo avranno fatto anche spontaneamente se fu necessario un provvedimento di Tiberio, che reiterava un procedente divieto di Augusto, con il quale si faceva divieto alle donne discendenti di famiglie altolocate di esibirsi nell'arena o sulla scena teatrale».
LA SEDUZIONE
E poi c'è il caso delle donne sedotte da gladiatori, su cui le fonti letterarie si sbizzarriscono: «Giovenale ci parla di una Eppia, di nobile famiglia, che aveva lasciato la famiglia e gli agi per Sergiolo, un gladiatore non più giovane ma pur sempre un gladiatore. Il caso più famoso è quello dell'imperatrice Faustina minore, moglie di Marco Aurelio, che rimasta colpita da un gladiatore, poté liberarsi da questa infatuazione solo dopo che fu ucciso e lei si bagnò le parti intime con il suo sangue. Avendo poi avuto rapporti con il marito, nacque Commodo. Di cui è ben nota la passione per la gladiatura».Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero